Approccio, fisicità, ritmo: tre chiavi per Milano-Bayern in gara-4

Dopo quattro vittorie consecutive tra regular-season e playoff, Milano ha incassato la prima sconfitta stagionale contro il Bayern Monaco in gara-3, vedendo sfumare il primo match-point per la conquista delle Final Four di Eurolega. È stata una partita vinta in maniera meritata dalla squadra di Trinchieri, capace di controllarne lo spartito tattico ed emotivo sin dalla palla a due. Qui di seguito, vediamo tre chiavi che l’Olimpia dovrà invece riuscire a girare in suo favore per mettere le mani su gara-4 e chiudere la serie, tutte strettamente collegate tra loro: approccio, fisicità e ritmo.

Approccio

Gara-3 si è risolta con quei due parziali di 14-0 costruiti dal Bayern nella seconda metà del primo periodo e a inizio ripresa, il secondo decisivo per spegnere la grande rimonta imbastita da Milano (con annesso fugace sorpasso) nel secondo quarto. Che il Bayern scendesse in campo col coltello tra i denti era prevedibile, ma l’Olimpia non ha avuto la forza mentale per arginarne l’impeto, vedendo totalmente ribaltata la situazione di gara-2, quando fu la squadra di Messina a schiacciare l’avversario dal primo minuto. Alle lacune del secondo quintetto, tragico nel primo break subito si è sommato il black-out dei titolari, decapitati in cinque lunghissimi minuti senza punti al rientro dagli spogliatoi: quando Milano avrebbe dovuto capitalizzare il suo momento migliore cavalcando lo slancio psicologico dato dalla grande rimonta imbastita dopo il terribile primo periodo, è arrivato invece un ingresso in campo blando e remissivo. E in una serie playoff contro una squadra umorale come il Bayern è facile sinonimo di disastro.

Fisicità

Nonostante la mancanza di un big-man di peso, stazza, tecnica ed esperienza, il Bayern ha vantaggio fisico nel front-court, potendo contare sull’esplosività e l’atletismo di Jalen Reynolds e JaJuan Johnson e sulla qualità tattica di un grande veterano come James Gist. A questi si aggiungono Wade Baldwin, Vladimir Lucic e Paul Zipser, esterni alti, duri e fisici. Nelle quattro vittorie stagionali precedenti gara-3, Milano ha cambiato le partite quando è riuscita a pareggiare, se non superare, la fisicità, l’intensità e l’aggressività degli avversari, partendo dal lavoro nella propria metacampo difensiva. I primi tempi spettacolari del match di ritorno di regular-season e di gara-2, così come la rimonta straordinaria di gara-1, sono scaturiti da lunghi tratti di difesa collettiva di altissima qualità, con livelli straordinari di concentrazione, tenacia e soprattutto coordinamento tra reparti nei movimenti di aiuto, recupero e rotazione sul lato debole. In gara-3 la difesa ha funzionato a sprazzi, aprendosi con il secondo quintetto, dove hanno pagato soprattutto gli errori dei lunghi, e perdendo compattezza a inizio ripresa, segnale più allarmante per la qualità dei protagonisti in campo.

Ritmo

Il Bayern è una squadra che non fa correre l’avversario (prima per punti subiti in contropiede) e asfissiante sul perimetro (prima per percentuale concessa nel tiro da tre punti) e, sin dalla palla a due, l’Olimpia ha accettato di giocare (o non è riuscita a cambiare) sul ritmo degli avversari, lento, compassato, a difesa schierata. Milano ha bisogno di impostare una partita differente, più rapida, con maggior ricerca di situazioni di transizione (dipendenti, però, dalle situazioni descritte in precedenza, ossia qualità difensiva, forzatura di palle perse e controllo dei rimbalzi) e soprattutto più fluida nello sviluppo del gioco a metacampo. Per larghi tratti di gara-3 è mancata la motion offense su cui l’Olimpia ha costruito le sue fortune in questa stagione, fatta di movimento di palla, ribaltamento di lato e ricerca di tiri ad alta percentuale sul perimetro: si è visto, di contro, un basket più individualista, merito anche dell’ottima difesa del Bayern sul pallone. Ma, contro una squadra così fisica e aggressiva, il movimento di palla e la capacità di creazione dal palleggio sono fondamentali.

scritto da Daniele Fantini