AX Armani Exchange Milano-Alba Berlino 75-55

Mediolanum Forum di Assago (MI), martedì 1° dicembre 2020,

Sono onesto, mi aspettavo una vittoria. Ma non questo tipo di vittoria, soprattutto dopo quello che l’Alba e coach Aito avevano fatto vedere al Forum nella scorsa stagione. Quella difesa box-and-one su Sergio Rodriguez è una cosa che probabilmente non dimenticherò mai, per quel mix di azzardo ed efficacia che mi aveva fatto vivere una partita di Eurolega come una sfida tra giovanili o di livello minors, dove gli allenatori sguazzano in quel tipo di junk-defense cercando di aggrapparsi a qualsiasi spiraglio pur di ottenere un minimo vantaggio sugli avversari. Questa volta, però, Aito non ci ha regalato nulla di particolare. Anzi, si è preso una sonora lezione da coach Messina.

Il 75-55 vale la seconda vittoria più larga e la miglior prestazione difensiva dell’Olimpia nell’epoca dell’Eurolega a girone unico, a testimonianza di quanto questa Milano stia proseguendo il lungo cammino per avvicinarsi al livello delle big d’Europa. Ho visto una squadra che aggredisce l’avversario, aggredisce la partita sin dalla palla a due e che, sul parquet di casa, impone il proprio gioco e la propria pallacanestro, cercando di mettere gli sfidanti subito all’angolo. Insomma, per intenderci, il basket delle big, del Real Madrid, del Barcellona, del CSKA Mosca di Itoudis, del Fenerbahçe di Obradovic.

La palla a due tra Kaleb Tarczewski e Ben Lammers che apre la partita tra AX Armani Exchange Milano e Alba Berlino

Mi è spiaciuto non poter vedere in campo Marcus Eriksson, infortunato, uno che al Forum ha sempre giocato le partite della vita, sia col Gran Canaria che l’anno scorso con la stessa Alba. Non credo, però, che, con lui presente, l’economia della partita sarebbe cambiata molto. In realtà, avendo ancora negli occhi la squadra capace di sparare 102 punti qualche mese fa a Milano, questa Alba mi ha deluso parecchio. Sia a livello tattico, dove Aito ha subito in maniera continuata le mosse di Messina, a partire da un accenno di zonetta durata un battito di ciglia nel primo tempo che ha mandato l’attacco in caos totale, che tecnico e individuale.

Visto da vicino, in questo momento Jayson Granger è l’ombra del giocatore che era, e non mi meraviglio che il Baskonia l’abbia lasciato andare. Un peccato, perché è sempre stato un mio pupillo, sin da quando lo commentavo, giovanissimo, in Eurocup con l’Estudiantes. Anche Luke Sikma mi ha lasciato un’impressione dal gusto amaro. Certo, lunghi capaci di uscire dai raddoppi in post-basso con quella qualità di passaggio si contano veramente sulle dita di una mano, ma gli manca quella cattiveria e concretezza per poter essere realmente un giocatore dominante e fulcro del gioco in attacco. Non mi ha lasciato impressioni Ben Lammers (ma già lo sospettavo) e nemmeno Maodo Lo, storicamente vivace a Milano, e mi ha deluso Johannes Thiemann, un giocatore che ho imparato ad apprezzare per duttilità proprio dopo la partita del Forum dello scorso anno, ma oggi stritolato nelle grinfie dei vari Hines, LeDay, Tarczewski e Brooks.

Peyton Siva effettua una rimessa da fondo durante la partita tra AX Armani Exchange Milano e Alba Berlino

Nel complesso, devo ammetterlo, l’Alba è stata un flop totale. Raramente ho avuto l’impressione, dal vivo, di una squadra così poco attrezzata per l’Eurolega, con scarso talento diffuso. Sul mio taccuino, però, è finito Louis Olinde, lanciato in quintetto base al posto di Simone Fontecchio (altro grande assente). Il ragazzo ha una tecnica da sgrezzare e un fisico da irrobustire con ore e ore di sala pesi, ma sembra nascondere un potenziale di crescita molto interessante. L’ho visto aprirsi per tirare da tre punti dall’angolo, andare forte a rimbalzo, infastidire gli avversari con la sua altezza e le braccia lunghissime. Insomma, un’ala piccola molto alta (205 cm) sguinzagliabile in quintetti con strutturazioni varie.

Come nota di colore di giornata, da segnalare il ritornello continuo di Zach LeDay in panchina. Lui non si siede assieme gli altri, ma trascorre il suo tempo a bordocampo in piedi, appoggiato alla cyclette utilizzata per tenere i muscoli in caldo. E, da lì, racconta ogni azione, tenendo la radio sempre accesa. “Good job”, “good shot”, “nice movement”, “nice”, “nice shot”, “well done, KP”. “Nice” è molto usato. Così come “Come on, Red” (o “white”, a seconda del colore della maglia vestita dall’Olimpia). Curioso, ma la stragrande maggioranza degli americani che incita dalla panchina non usa il nome della squadra, ma il colore della canotta.

scritto da Daniele Fantini