AX Armani Exchange Milano-Banco di Sardegna Sassari 102-86

Mediolanum Forum di Assago (MI), domenica 20 dicembre 2020

“Un portatore d’acqua”, ad andar bene. In questo anno e mezzo di Michael Roll ne ho lette in giro tantissime, ma raramente di carine. D’altronde, nell’era degli evoluzionisti del basket moderno, non è facile sgomitare quando hai un pedigree da giocatore classico. Eppure, anche il vecchio stile sa e può fare la differenza.

Da quando Roll è diventato “il Baffo”, sta giocando con una sicurezza e una letalità mai viste, nemmeno nei suoi tempi migliori al Maccabi Tel Aviv. La sua meccanica di tiro, analizzata da vicino, è meravigliosa. Solida, compatta, senza sbavature, rapida nella sistemazione dei piedi e altrettanto nel rilascio. La prima volta in cui lo vidi dal vivo fu al preolimpico di Torino. Italia-Tunisia. Calato in quel contesto, ovviamente, spiccava. Ma era altrettanto facile accorgersi di una pulizia tecnica e dei movimenti fuori dal comune. A livello europeo, non so quanti tiratori puri esistano a livello di Michael Roll. In Italia, probabilmente nessuno.

Ma quelle 4 triple consecutive con cui ha spaccato la partita nel giro di due minuti all’inizio del quarto periodo non sarebbero state sufficienti, probabilmente, se, dall’altra parte del campo, non ci fosse stato Kyle Hines. In quel quarto periodo Hines ha mostrato, in maniera piuttosto netta, come poter essere dominanti senza segnare un singolo punto in attacco. Quando ha deciso di fare sul serio dopo una mezzora in cui i vari Burnell e Bilan hanno indossato i loro mantelli migliori in stagione, Sassari, in quell’area, non ha messo più piede. Aiuti difensivi perfetti, scivolamenti di contenimento, rimbalzi, stoppate. Hines è stato ovunque. Sulla palla, lontano dalla palla, in aiuto, in recupero, sembrava potersi allungare in qualsiasi direzione. Dominante. Erculeo, mi verrebbe quasi da dire.

La palla a due tra Kyle Hines e Jason Burnell che apre la partita tra AX Armani Exchange Milano e Banco di Sardegna Sassari.

Eppure, dalla panchina, Messina ha sempre continuato a strigliarlo. Finché, all’ennesima stoppata trasformata in tripla sul ribaltamento di fronte in quel parziale tramortente di 23-6, ha deciso che potesse andar bene così. D’altronde, la ricetta per vincere è sempre stata questa. Un allenatore che tartassa e un giocatore che accetta. Perché entrambi sanno che lo fanno per il bene reciproco. Tradotto in soldoni, vincere.

In tutto questo è stato bello rivedere anche il “vero” Gigi Datome. Fortissimo, incontenibile, letale. È servito un po’ di tempo per riprendersi da quell’infortunio, ma ora ha recuperato una naturalezza nei movimenti offensivi a un livello credo mai visto finora a Milano. Un giocatore che sta bene, in fiducia, si vede subito, a occhio nudo. Si vede da come approccia la partita. Gigi non ha aspettato di prendersi i suoi tiri dall’angolo sugli scarichi, ma l’ha azzannata dal primo possesso. Morale: 24 punti in 23 minuti, season-high.

Anche Sassari mi è piaciuta, quantomeno nei primi tre quarti. Più perimetrale del solito nelle prime fasi, ma molto efficace. E quando l’area si è necessariamente aperta per porre un freno a quello show balistico, è potuta emergere la forza interiore di una front-line che continuo a ritenere di altissimo livello per il nostro campionato, anche se quest’anno ridotta essenzialmente a tre elementi (Bilan, Burnell, Tillman). Ho apprezzato anche quel tentativo di zona match-up, con una strana difesa variante tra una 1-3-1, una 2-3 e un finale a uomo. Segno che Pozzecco ha preparato molto bene la partita, e che sa altrettanto bene il fatto suo. Tecnico a parte. Ma, d’altronde, come detto a Bobo Begnis mentre gli mostrava la grande T, “Questa te la sei proprio inventata”.

scritto da Daniele Fantini