AX Armani Exchange Milano-Dolomiti Energia Trentino, gara-1 e gara-2

Giovedì 13 e venerdì 14 maggio • Mediolanum Forum di Assago (MI)

Il back-to-back dei quarti di finale è inedito, ma curioso. Riassumo il tutto in una sola storia, considerando le grosse analogie che ho riscontrato tre le due partite a sole 24 ore di distanza. Il 2-0 maturato al Forum è netto, senza discussioni e/o diritto di replica. A essere onesto, mi aspettavo due gare molto più combattute, ricordando il modo in cui Trento era riuscita a mettere in difficoltà Milano nella gara d’andata, quando l’Olimpia era ancora clamorosamente davanti a tutta la concorrenza per chimica e freschezza generale, e, soprattutto, la vittoria del match di ritorno, costruita su quegli intangibles di cuore, intensità, durezza, tenacia e difesa che, in realtà, non ho visto nella due due-giorni del Forum. Con grande sorpresa, aggiungerei.

Milano ha giocato le partite che mi aspettavo, con la stessa concentrazione e durezza già viste nelle Final Four di Supercoppa e, soprattutto, nelle Final Eight di Coppa Italia di metà febbraio, dove ha schiacciato ogni avversaria mostrando una qualità generale clamorosamente superiore a tutti anche solo schierando i suoi 6 stranieri migliori. Stesso assetto in gara-1, dove Shavon Shields si è confermato giocatore all-around di livello assoluto, e poche differenze anche in gara-2, nonostante l’assenza dello stesso Shields, ben coperto dal solito Mr. Utilità Michael Roll, e lo scarso utilizzo di Malcolm Delaney per problemi di falli. Ma la profondità del roster dell’Olimpia è tale che, anche senza due grandi pezzi da novanta, Messina ha a disposizione una serie di punte offensive molto, molto lunga. E così, dopo la grande serata di Shields, è venuto il turno di Zach LeDay, visto dominare come nelle sue migliori partite di campionato, dove ha una fisicità, una tecnica e un’intelligenza di gioco di livello superiore, di Sergio Rodriguez, da subito in palla, ispirato, pungente e con gli occhi della tigre e, soprattutto, degli italiani. L’aspetto che più mi ha interessato in entrambe le gare, perché se Paul Biligha e Riccardo Moraschini sono questi, e continuano a essere questi, allora l’Olimpia ha a disposizione una rotazione vera a 10 uomini di grande spessore, impareggiabile per ogni rivale.

La palla a due che apre gara-1 tra AX Armani Exchange Milano e Dolomiti Energia Trentino.

Kyle Hines, il vero Kyle Hines, nel nostro campionato è dominante. Vederlo spostare a piacimento un cagnaccio come JaCorey Williams è qualcosa che fa capire in un lampo la grandezza di un giocatore che ha messo in bacheca quattro Euroleghe. Ma Hines va gestito, considerando il numero spropositato di partite che l’Olimpia dovrà giocare in questo mese, Colonia compresa, e Biligha sta sorprendendo in maniera inaspettata. Oddio, è già da qualche partita che dico di vederlo sempre più sul pezzo, e il ragazzo si sta continuando a confermare anche quando l’asticella tende a salire. Presenza, fisicità, atletismo, e anche quel tiretto dai 5 metri che ormai ha perfezionato trasformandolo in un’arma letale per il basket moderno. Moraschini ha fatto forse ancora meglio. Già ottimo giovedì, in gara-2 è stato il mio MVP personale per sostanza e qualità fornite su entrambi i lati del campo: difesa ottima sulla palla e non, e cinismo per punire anche in attacco, con una serie di penetrazioni di potenza che ne avevano fatto la fortuna ai tempi di Brindisi e freddezza nell’infilare triple aperte.

A tutto questo si affianca il lavoro di Ettore Messina. L’ho visto cazziare giocatori di continuo, anche sul +20 e partita in mano. L’ho visto incenerire con lo sguardo Malcolm Delaney dopo quella serie di falli che lo ha estromesso con enorme rapidità da gara-2, sbraitare contro Sergio Rodriguez per un paio di scelte più da “giocoliere” che da vero cervello della squadra, strigliare Zach LeDay per una difesa pigra, frustare Moraschini per una palla persa di troppo dopo 4 recuperi consecutivi. Sono atteggiamenti strani, è vero, che a molti possono non piacere e che qualche giocatore, a caldo, può faticare ad accettare. Ma il risultato, sul campo, mi sembra evidente.

Ho visto anche una squadra più “comunicativa” in panchina. Avendo potuto seguire tutta la stagione di fianco al pino, sono spesso stato colpito dai grandi silenzi dei ragazzi non impegnati sul parquet. Eccezion fatta per LeDay, chiaro, anche se devo ammettere che, ultimamente, il volume della radio è sceso parecchio di tono. Probabilmente sbaglio io a intenderla come una scarsa coesione del gruppo. Sono semplicemente molto concentrati su quello che sta succedendo in campo e, loro malgrado, troppo distanziati per parlare liberamente per le regole anti-covid, con le sedie sparse su un’area molto più ampia rispetto al passato. Ma in queste due partite sono rimasto colpito da un paio di dialoghi molto fitti tra Sergio Rodriguez e Zach LeDay e, soprattutto, tra Malcolm Delaney e Kevin Punter, nel secondo quarto di gara-1, dove Delaney spiegava a KP (il cui ultimo problema della vita cestistica è costruirsi un tiro…) come muoversi sui blocchi per uscire e ricevere nella posizione migliore. Un gran bel Generale in campo…

scritto da Daniele Fantini