AX Armani Exchange Milano-FC Bayern Monaco 79-78

Milano, 30 gennaio 2020

A volte, è strano vedere come un singolo giocatore in campo possa fare la differenza in certi momenti di una partita. E lo è ancor di più quando lo fa senza dover segnare un canestro dietro l’altro, ma, piuttosto, tenendo in mano l’intera struttura della propria squadra. Quando Sergio Rodriguez entra in uno di quei momenti è impossibile non accorgersene perché cambia, prima di tutto, il suo linguaggio del corpo, la forza del suo sguardo, la fiducia con cui tiene in mano il pallone. Se in quei momenti gli potessimo mettere un balloon fumettistico sulla testa, lo potremmo quasi riempire con queste parole: “Allora, adesso faccio così, poi cosà e faccio segnare quello là”.

Gli ultimi 15′ della vittoria dell’Olimpia Milano sul Bayern Monaco sono stati un trattato del chachismo. Gli è bastata una scintilla, nemmeno accesa da lui (quel 7-2 in immediata risposta al -20 di metà terzo quarto), perché si potesse rialzare dalla panchina con un pensiero chiaro in testa: “Okay, adesso tocca a me”. E in ogni istante trascorso con la palla in mano, l’aria diventava sempre più elettrica: c’era la costante sensazione che, da quelle mani, potesse uscire qualcosa di magico in qualsiasi momento.

Sergio Rodriguez difende una rimessa da fondo effettuata da Maodo Lo nella partita tra Olimpia Milano e Bayern Monaco. Sullo sfondo, il fisicaccio di Greg Monroe.

Parlando del Bayern, l’impressione di Greg Monroe dal vivo dopo la chiacchierata del giorno precedente mi ha lasciato una sensazione agrodolce in bocca. Ha una forza fisica superiore per questo livello (visto spostare Scola, Gudaitis e Tarczewski con grande facilità) ma NON quella capacità di dominare tecnicamente il gioco in post-basso che mi sarei aspettato. Ricordandolo più che altro “buco nero”, mi ha stupito la sua pigrizia in certe situazioni spalle a canestro (ma forse è anche questo uno dei motivi per i quali ha varcato l’Oceano) ma mi ha sorpreso per qualità di letture generali di gioco (6 assist!), come se tendesse ad aspettare l’occasione per riaprire il gioco su un compagno a ogni ricezione in post-basso.

scritto da Daniele Fantini