AX Armani Exchange Milano-Khimki Mosca 69-78

Milano, 20 febbraio 2020

Ho sempre avuto un piccolo debole di simpatia per il Khimki, visto nella figura quasi cinematografica dell’antagonista volitivo e ambizioso ma destinato a essere sempre perdente contro l’Impero del Male del CSKA Mosca. Quest’anno sarei stato molto curioso di vederlo con i big-three se le ginocchia di Timo Mozgov non avessero definitivamente deciso di dire basta. Peccato, perché l’addio di Timo è stato un colpo parecchio pesante da assorbire.

Con Alexey Shved e Jonas Jerebko rimane comunque tanta carne al fuoco. Shved ormai lo conosco bene, anche e soprattutto dal vivo. Giocatore di enorme bagaglio tecnico-tattico ma “drogato” da una dose di arroganza e supponenza che credo di non aver mai visto in Eurolega, eccezion fatta forse per Mike James. Un peccato, perché se avesse saputo conciliare meglio le sue caratteristiche sarebbe sicuramente diventato un top-player da top-team.

Jonas Jerebko a colloquio con un arbitro durante la partita vinta dal Khimki Mosca sull’AX Armani Exchange Milano per 78-69.

Per Jerebko è stato invece un grande ritorno a 10 anni di distanza dall’ultima volta in cui ho avuto l’occasione di vederlo qui in Italia con la maglia di Biella. Non ho mai creduto che potesse diventare un vero giocatore importante in NBA, dov’è arrivato probabilmente troppo presto e troppo acerbo, ma ho trovato comunque sorprendente la sua capacità di rimanere a galla oltreoceano per ben 10 anni in un ruolo di puro comprimario. Rivedendolo oggi, e tirando le somme, ora comprendo il perché.

A livello fisico ha praticamente raddoppiato la massa muscolare, dote che ora gli permette di giocare in tutte le tre posizioni del frontcourt. Ma le qualità tecniche, tattiche e di intelligenza cestistica sono di livello assoluto, cosa che dovrebbe costringe a rivedere quel triste luogo comune secondo cui in NBA non ci si allena con la giusta frequenza e modalità e non si migliora. Jerebko ha imparato tutto quello che ha nel proprio bagaglio dall’altra parte dello Stagno, comprese visione di gioco, capacità di occupare gli spazi anche da 5 adattato, di gestione del ritmo e dei palloni decisivi. Sì, c’è stato qualche battibecco col pubblico nel finale, per via di qualche sorriso sarcastico di troppo in lunetta, ma è decisamente irrilevante. Un giocatore così forte può permettersi anche qualche atteggiamento sopra le righe.

scritto da Daniele Fantini