AX Armani Exchange Milano-LDLC Asvel Villeurbanne 87-73

Forum di Assago, 9 ottobre 2020 – We’re back! Già, siamo tornati. Ma l’emozione per rimettere piede al Forum dopo otto mesi di lontananza per la pandemia si tramuta molto presto in malinconia. Quello che sono sempre stato abituato a vedere non c’è più, al suo posto uno scheletro in cui rimbombano le voci e i cigolii delle scarpe sul parquet. Anche la tribuna stampa è saltata per aria. Qualche posto sparso qua e là con rigorosa mascherina FFP2, e il bordocampo, quest’anno, me lo posso anche scordare.

Settecento biglietti in vendita da stamattina ma, da quello che ho potuto sentire all’ingresso, non c’è nemmeno stato il sold-out. Vedere una partita di livello Eurolega in un tempio semi-deserto è quasi avvilente. Per quanto quello di Milano sia gelido, il pubblico manca. E tanto. In campo si sente. La cornice è quella ovattata tipica di una Promozione pavese. Manca il mordente, manca la spinta, manca il contorno che si emoziona e che fa emozionare i giocatori o tremare gli avversari. Se mai mi fosse servita una prova per valutare l’effetto del fattore-campo, ora ce l’ho. E anche piuttosto consistente.

La partita. Già, perché in questo vuoto si è anche giocata una partita. L’Asvel mi sembrava una squadra più tosta, più fisica, più rognosa. Certo, hanno Moustapha Fall, impressionante con quei suoi 218 centimetri di altezza, ma è mancato qualcosa, quella scintilla che negli scorsi mesi ha sempre reso la squadra francese una brutta gatta da pelare. Non mi ha impressionato Norris Cole, meno decisivo di come lo ricordavo, e nemmeno Guerschon Yabusele, giocatore che mi ha sempre incuriosito sin dai tempi dei Boston Celtics ma che vedo faticare nel trovare la sua dimensione a questo livello.

AX Armani Exchange Milano-LDLC Asvel Villeurbanne: una rimessa da fondo di Norris Cole nel Forum semi-deserto.

O, più probabilmente, è stata brava Milano nel fermarli. Nel far sembrare più semplice del previsto una partita che, forse, l’anno scorso avrebbe perso (come successo, infatti, nella trasferta di dicembre 2019 a Lione). La difesa è stata eccellente, a tratti persino impeccabile. Ottima nel contenere la palla, altrettanto coordinata e attenta con gli aiuti dei lunghi. Mi piace. Finalmente si vede il lavoro di Messina anche a livello europeo.

Mi è piaciuto tanto Riccardo Moraschini. Una delle sue migliori partite della carriera in Eurolega, credo, per intensità, fisicità, capacità di entrare subito nel flow della gara e restarci fino all’ultimo decimo di secondo in campo. È stato l’italiano più usato questa sera, e se l’è meritato: sta crescendo in personalità ed esperienza, ora si può dire che sia un discreto giocatore di rotazione. E pensare che fino a un paio di anni fa giocava ancora in A2.

Non mi è piaciuto tanto, ma tantissimo, Shavon Shields. Man of the match, per la seconda volta consecutiva dopo la trasferta di Monaco. Già a Trento si vedeva che avesse un talento fuori dal comune, e negli ultimi due anni è riuscito a incanalarlo per il verso giusto. Ora è un two-way player per eccellenza, un giocatore che può fare la differenza davanti e dietro anche a questo livello. La butto lì, ma all’apice della carriera credo possa evolvere nel ruolo di stellina per l’Eurolega.

Del Chacho serve parlare ancora? Sì, forse sì, soprattutto perché sono otto mesi che non lo faccio più. Beh, a ogni suo ingresso in campo, la partita è cambiata. La sua superiorità tecnica, mentale e di lettura del gioco è ancora lampante. E in questo nuovo ruolo, più conservativo in uscita dalla panchina, può essere ancora più letale. Quest’anno ci sarà da divertirsi un po’ di più, almeno a livello di risultati. A palazzo, invece, bisognerà far presto l’abitudine alla malinconia.

scritto da Daniele Fantini