Banco di Sardegna Sassari-De’Longhi Treviso 97-93

Domenica 13 dicembre 2020 • (Eurosport Player)

C’è una conferenza stampa dello scorso anno, mi sembra, in cui Gianmarco Pozzecco, visibilmente alterato per una domanda scomoda sulla differenza di tiri liberi concessi alla sua squadra rispetto alle avversarie, spiega alla platea, in modo teatrale ma comprensibile a tutti, quale sia il concetto alla base del sistema della sua Sassari: “Noi giochiamo per mettere sempre quei c***o di piedi in area. Entrambi. In ogni azione”. Già. Entrare in area provoca contatti, e con questi falli e tiri liberi. Tirare da tre punti, pardon, è un altro gioco. Un gioco più moderno, se volete, ma differente.

Ancora una volta, contro Treviso, Pozzecco ha dimostrato come un’impronta “old-school” possa risultare vincente anche se calata in un sistema di pallacanestro moderna e, soprattutto, italiana, dove il basket è inteso più alla spagnola, con tanta velocità e qualità tecnica, piuttosto che alla slava, dove vige ancora una spiccata propensione per gli aspetti più ruvidi e fisici del gioco. Poz è da anni coerente con una filosofia che lo ha portato a giocarsi una finale scudetto, a vincere una Supercoppa e sollevare una Fiba Europe Cup, che sarà pur sempre la quarta coppa continentale ma vale comunque un riconoscimento internazionale alla bontà del proprio sistema.

Stefano Gentile e David Logan chiacchierano prima della palla a due tra Banco di Sardegna Sassari e De’Longhi Treviso.

Quel quintettone schierato nel secondo periodo con cui ha svoltato una partita in cui, fino a quel momento, Treviso aveva dominato sparando dall’arco con percentuali supersoniche, è stata una mossa tattica “geniale”, se vogliamo, per chi non è particolarmente avvezzo a quel suo tipo di pallacanestro. Ma perfettamente coerente con il suo credo per chi, nel corso di questi anni sulla panchina di Sassari, ha compreso la sua personalissima visione di gioco. Certo, ogni sistema richiede i giusti interpreti, e Pozzecco ha scelto i suoi con estrema cura. Quante squadre di Serie A possono schierare al fianco di Miro Bilan una coppia di ali atletiche, fisiche, rapide e versatili come Jason Burnell e Justin Tillman? Mischiando quelle tre carte, con le giuste premesse, può uscirne un mix tanto esplosivo quanto vincente.

Jason Burnell sta giocando una stagione sorprendente. Ricordo la prima volta che lo vidi, dal vivo, al Trofeo Lombardia di Desio, quando aveva appena iniziato a giocare con Cantù. Di fianco a me sedeva Alessandro Palermo, ufficio stampa del club biancoblù, e ne approfittai per chiedergli qualche dritta sui nuovi acquisti. “Vedi quello lì? – mi disse -. È Jason Burnell. Secondo me è il più forte che abbiamo preso. Mi ricorda molto Dominique Sutton. Può diventare forte come lui”.

Dominique Sutton mi è sempre piaciuto, e, così, ho iniziato a seguire con interesse anche il suo “gemellino” Burnell. Alla faccia! Questo può diventare molto più forte di Sutton. Mi sbilancio, ma non lo vedo così lontano dall’Eurolega nel giro di un paio di stagioni. Vi butto lì un dato, raccolto prima della partita contro Treviso: 3.8 assist di media a partita. Per un’ala grande che imposta la maggior parte del suo gioco sul fisico, o, quantomeno, illude di farlo. Ci sono playmaker di Serie A che ne servono molti meno.

Le telecronache in smartworking al tempo del coronavirus: Banco di Sardegna Sassari-De’Longhi Treviso.

Su sponda, Treviso, invece, è stato bello poter commentare David Logan. Un altro giocatore che, in un certo senso, “ho visto crescere”. Quel lontanissimo giorno di fine estate del 2005, quando, giovanissimo, debuttò in amichevole pre-campionato al PalaRavizza di Pavia, c’ero anche io. E già si notava che girava con tre o quattro piste in più rispetto agli altri. Adesso ha 38 anni, la mia età, e furoreggia ancora in Serie A, viaggiando a 20.4 punti di media a partita, buoni per la sua miglior stagione della carriera. A 38 anni, ripeto. E non ne fa 20 abbondanti accontentandosi, come spesso capita a molti giocatori sul viale del tramonto, di vivacchiare oltre l’arco sparando triple a raffica per evitare di far subire altri colpi a una carrozzeria già molto ammaccata per un chilometraggio enorme. No, no. Certo, le triple tentate sono tante (8.4), ma i piedi in area continua a metterli eccome (7.1 tiri in media da due), mostrando ancora un repertorio offensivo enciclopedico. Chapeau David, anche se hai perso…

Come sempre, vi lascio qui sotto un paio di azioni ricordo del pomeriggio “on air” su Eurosport Player (la partita, come sempre, è disponibile nella sezione on-demand): un bell’assist in tuffo di Matteo Imbrò e una giocata a tutto campo straordinaria di Jason Burnell. Enjoy!

Matteo Imbrò serve un assist “in tuffo” per la schiacciata di Christian Mekowulu
Fa tutto Jason Burnell: stoppa, conduce il contropiede e serve l’assist per la schiacciata di Miro Bilan

scritto da Daniele Fantini