S.Bernardo Cinelandia Cantù-Germani Brescia 82-93

Desio, 29 dicembre 2019

Io: “Nella borsa c’è il computer, qui nella tasca il caricatore e il mouse”.

Carabiniere: “Va bene. Ma la prossima volta eviti di portarlo”.

Io: “Perché?”.

Carabiniere: “Perché non si porta un computer dentro un palazzetto”.

Io: “Ma sono un giornalista… devo lavorare”.

Carabiniere: “Ah. E allora perché è passato di qua?”.

Io: “Mi ci avete mandato voi…”.

Al PalaDesio c’è sempre questo piccolo inconveniente. Senza l’ingresso per la stampa, bisogna superare i controlli all’ingresso, come se nella borsa del computer potessi nascondere dell’esplosivo.

Oggi ho richiesto l’accredito fuori tempo massimo: non è stato possibile riservarmi un posto in tribuna stampa, ma sono stato reindirizzato al tavolo della televisione di fianco ad Alessio, l’operatore che si occupa delle grafiche in sovraimpressione per Eurosport Player. Tutto sommato, molto meglio così. E se pensate che le grafiche vengano inserite a seconda delle parole del commentatore, beh, vi sbagliate: Alessio mi spiega che loro, purtroppo, non sentono in cuffia quello che diciamo. Weird.

Nel frattempo, sul parquet del PalaDesio si è riformata una vecchia coppia di veterani dell’Olimpia Milano: Joe Ragland da una parte e David Moss dall’altra. So che rischio di ripetermi, ma resto sempre affascinato nell’osservare la differenza di fondamentali, intelligenza e comprensione del gioco di chi è abituato a stare in campo a un livello superiore. Nel contesto odierno, Ragland ha una padronanza di palleggio, di visione, di comprensione delle situazioni nettamente superiore ai compagni: basta uno sguardo per vedere come sta in campo, a testa alta, controllato, sicuro nei suoi movimenti, limati all’essenziale. La palla tra le sue mani è come messa in cassaforte. Anche Alessio è d’accordo con me, e questo mi fa piacere.

Palla a due tra S.Bernardo-Cinelandia Cantù e Germani Basket Brescia

Di Moss, come ho già detto un paio di settimane fa in occasione del mio giro a Brescia, mi colpisce sempre l’intensità difensiva che riversa in campo ad ogni azione. Dopo un fischio contro che l’ha fatto innervosire, l’ho visto prendersi immediatamente la rivincita con una difesa pazzesca su Wes Clark: giù sulle gambe, tre-quattro scivolamenti laterali in entrambe le direzioni e poi PAM! Smanacciata e rubata dal palleggio proprio quando Clark stava per attaccarlo in crossover. Moss aveva già letto tutto con mezzo secondo d’anticipo, festeggiando poi con pugno al petto per caricarsi. Alessio è di nuovo d’accordo con me: si vede che oggi sono davvero lucido.

Ma, in realtà, questa è la grande partita di Awudu Abass, tornato a Desio da avversario: 20 punti, season-high, e un’intensità d’altro pianeta rispetto al solito. Strano, mi vien da pensare, perché non è che si fossero lasciati poi così male. Qui, però, scatta il momento malinconia.

“Mi è veramente spiaciuto che Abass se ne sia andato dall’Olimpia – mi dice Alessio. – Non così tanto come quando se n’è andato via Melli, però…”.

Vero. Questa volta ha ragione lui. Ma, probabilmente, non era il loro momento. Per nessuno dei due. E, forse, meglio così per loro.

scritto da Daniele Fantini