Final Eight Coppa Italia 2020 • Day 3, semifinali

Pesaro, 15 febbraio 2020

Dicono che, se non hai provato la pizza Rossini, non ti sei gustato il vero spirito della città di Pesaro. Il problema è che l’accoppiata uovo sodo-maionese non risulta particolarmente invitante. L’ho fatto lo stesso, perché mi sembrava giusto (se non doveroso), tastare con mano le tradizioni locali. Con buona pace di vari Solaini-Castelli-Trigari, rimasti di sale quando, assieme alla mia, è arrivata sul tavolo una seconda pizza Rossini, ordinata da Sconochini in gran segreto. Il voto finale è un 5.5, non stomachevole (la notte è andata via liscia) ma nemmeno consigliabile o memorabile. Se proprio vogliamo parlare di cibo, allora l’invito è quello di provare la piadina “Da Terry”, sul lungomare, dove la farcitura è talmente abbondante e gustosa che fuoriesce da ogni dove. Testata a mezzogiorno, con voto ottimo.

La Pizza Rossini, specialità di Pesaro con uovo sodo e maionese, così come fatta dal ristorante Donn’Amalia.

Esaurite le note di colore, passiamo al campo. Una serata con altri due upset, e una finale che oppone le teste di serie #7 e #8 del tabellone. Se la Coppa Italia non è il torneo delle sorprese per eccellenza, allora ditemene un altro voi. La Reyer Venezia ha sgambettato Milano, reduce dalla larga vittoria su Cremona ma incapace di esprimere lo stesso gioco e la stessa personalità anche in semifinale. Ho sentito e letto molte critiche nei confronti dell’Olimpia, anzi, pure troppe direi. Ma, dalla prima fila del palazzo, l’impressione è stata completamente diversa. Venezia ha giocato una signora partita, la sua partita per eccellenza, con una difesa al limite della perfezione nell’occupare gli spazi. Già, perché anche far giocare male gli avversari, alla fine, è una qualità. Mitchell Watt, lì in mezzo, è stato un pilastro. Quasi divino. Un vero capitano e leader difensivo, il big-man che tutti gli allenatori sognano di avere per qualità tattiche e intelligenza cestistica. In questo momento è, per me, l’MVP della competizione a mani basse.

Nemanja Nedovic “in attesa” durante la semifinale di Coppa Italia 2020 persa dall’AX Armani Exchange Milano contro l’Umana Reyer Venezia.

Brindisi, di contro, non ha steccato dopo la bella partita contro la Virtus Bologna, rullando, come prevedibile, una Fortitudo atleticamente troppo inferiore per poter competere in questo momento della stagione. La Happy Casa si è abbattuta sulla Effe con la forza di un ciclone, aggredendo il pallone, chiudendo l’area, e massacrandola in contropiede e tenendo sempre un ritmo vertiginoso. Quando Brindisi gioca in quel modo e con quella velocità, riesce a esprimere un basket che non ha rivali nel nostro campionato per brillantezza, efficacia e divertimento. Ora, sorge spontanea la grande domanda per la finale: riuscirà a tenere lo stesso ritmo anche contro Venezia?

scritto da Daniele Fantini