Il significato dei nomi: Cleveland Cavaliers

Cleveland entra nello scacchiere NBA all’inizio della stagione 1970-71: nel febbraio 1970, Nick Mileti, proprietario della neonata franchigia, lancia un sondaggio popolare sul quotidiano locale, il “Cleveland Plain-Dealer”, che raccoglie 11.000 risposte dai tifosi per la scelta di un nome.

Dopo un’importante operazione di scrematura, nella quale si scartano anche suggerimenti molto improbabili come “Good Gnus”, Mileti riduce il ventaglio delle proposte a cinque, pubblicando un secondo sondaggio in aprile. Ai fan si chiede di scegliere tra:

  • 1) Jays – in onore dello stesso figlio di Mileti.
  • 2) Foresters – derivato da Forest City, uno dei nickname di Cleveland. Fu Alexis de Tocqueville a darglielo nel suo saggio “Democracy in America” (1838), per il territorio circostante ricoperto da boschi e per la società cittadina molto sofisticata.
  • 3) Towers – per la Terminal Tower, il grattacielo di oltre 230 metri, simbolo della downtown cittadina.
  • 4) Presidents – perché l’Ohio ha dato i natali a 7 presidenti degli Stati Uniti, secondo soltanto alla Virginia.
  • 5) Cavaliers.

Il sondaggio, che raccoglie 6.000 voti, vede trionfare proprio Cavaliers, anche e soprattutto grazie alla spiegazione data da un tifoso, Jerry Tomko (papà di Brett Tomko, che sarebbe poi diventato pitcher giocando 14 stagioni in MLB), riportata poi in prima pagina sul Cleveland Plain-Dealer:

“Il nome Cavaliers rappresenta un gruppo di uomini coraggiosi, il cui motto è non arrendersi mai, anche nelle situazioni più disperate”.

Jerry Tomko

scritto da Daniele Fantini

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