Jordi Bertomeu: “È merito delle squadre se oggi l’Eurolega è così bella”

Lo ammetto. Quando mi chiesero di intervistare Jordi Bertomeu in occasione della notte dedicata al ritiro della maglia di Dino Meneghin al Forum di Assago, immaginavo di trovarmi a parlare con il classico vecchio trombone, uno di quei dirigenti old-school, talmente abituato a occupare una posizione di vertice da così tanto tempo da aver ormai perso qualsiasi contatto con la realtà. Ebbene, mi sbagliavo di grosso. Ma di grosso.

Jordi Bertomeu è una persona squisita, sempre sorridente, di una gentilezza e affabilità fuori dal comune, con idee chiarissime in testa e un’ottima capacità di esprimersi anche in italiano. D’altronde, avrei dovuto immaginarlo. L’Eurolega è un campionato privato, un business prima d’ogni altra cosa. E chi tira i fili del miglior prodotto di basket al mondo, secondo soltanto alla NBA, non può certo essere uno sprovveduto.

Ne è uscita una chiacchierata piacevole in una location totalmente improvvisata al momento, nel caos più generale dell’andirivieni nel quarto d’ora precedente la palla a due tra Olimpia Milano e Maccabi Tel Aviv. Lui seduto su una delle poltroncine azzurre a bordocampo, rigirata per avere come sfondo le immagini del riscaldamento, io inginocchiato davanti alla telecamerina sul treppiede, nel mezzo del corridoio in zona Giorgio Armani. Eppure, di fronte a un armamentario del genere, a fine intervista mi ha rivolto le sue scuse, per l’attesa dovuta all’innumerevole lista di saluti tra la fauna del parterre e per un distratto addetto al servizio d’ordine che si è interposto tra la telecamera durante l’intervista.

Ho scelto volutamente di non riadattare le risposte, trascrivendo soltanto con qualche piccolissima modifica il suo parlato, per evidenziare la sua grande proprietà di linguaggio con l’italiano.

Il ricordo di Dino Meneghin

“Dino Meneghin è stato un giocatore eccezionale, ha avuto una lunga carriera che è stata di esempio per tanti giocatori. La mia generazione è cresciuta vedendo giocare Dino con la Ignis Varese e l’Olimpia Milano, ed è stata la carriera di un campione. L’ho visto per la prima volta quando ero un bambino di dodici anni, l’ho incontrato in una partita, in spogliatoio, quasi per sbaglio. E ho sempre avuto una grande stima per lui. Adesso la pallacanestro è cambiata tanto rispetto a quando giocava Dino, dal tempo dell’Olimpia trionfante degli anni ’80 e ’90. Penso che fare un paragone con lo stile di gioco di venti o trenta anni fa sia molto difficile”.

La Virtus Bologna presto in Eurolega?

“Ovviamente la Virtus Bologna ha la possibilità di giocare l’Eurolega perché disputa l’Eurocup e ha una porta aperta per entrarci e anche per rimanerci, se dovesse far bene una volta arrivata in Eurolega. Se guardiamo a lungo termine, la Virtus ha già annunciato di voler costruire un nuovo palazzo a Bologna: credo che questa sia una buona notizia e non c’è dubbio che una squadra, una città, una tifoseria e una storia come quella della Virtus siano sicuramente candidate a giocare l’Eurolega“.

Nuovi trofei: Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale con la NBA?

“La prima Supercoppa Europea è stata già fatta in maniera ufficiosa, perché in questa stagione abbiamo cominciato con la partita tra la squadra campione di Eurocup (Valencia) e quella di Eurolega (CSKA Mosca). Ma è vero che il calendario è molto impegnativo e non è facile organizzare eventi ulteriori a quelli che sono già fissati. Per quanto riguarda una possibile sfida tra i campioni di Eurolega e i campioni NBA, è molto difficile anche perché è complessa la logistica, è difficile il calendario, i tempi sono ristretti e non credo sia possibile nel breve-medio periodo”.

Se l’Eurolega è così bella, il merito è delle squadre che ci giocano

“Anni fa tutti piangevano perché i giocatori più forti lasciavano l’Europa per andare in NBA, ma io dicevo sempre che l’importante è offrire un campionato che sia attrattivo per i giocatori, che non dia loro il bisogno di guardare ad altre possibilità. Penso che, con il tempo, le società stiano raggiungendo questo obiettivo. E questo è soprattutto un merito delle società, che stanno disputando campionati ogni volta sempre più interessanti e attrattivi, più importanti sul punto di vista dei salari dei giocatori: le condizioni per i giocatori sono migliorate e penso che in futuro si proseguirà su questa linea. Ma è anche il motivo per cui lavoriamo…”.

scritto da Daniele Fantini