Khimki Mosca-AX Armani Exchange Milano 93-102

Martedi 8 dicembre 2020

26 punti, 6/6 da due, 4/5 da tre, 2/2 ai liberi, 3 rimbalzi, 3 assist, 3 recuperi, 34 di valutazione. Il box-score di Shavon Shields è una meraviglia per gli occhi, così come la sua partita. Per raccontare l’esplosione di un giocatore che ho sempre seguito con interesse sin dal suo ultimo anno a Trento, ripropongo un pezzo scritto “con molta pancia” per Eurosport.

Due anni e mezzo fa, in un caldo giugno 2018, Shavon Shields giocò da MVP una finale scudetto che, senza l’iconica “The Block” di Andrew Goudelock, avrebbe probabilmente preso una direzione diversa. In quelle 6 partite tra Milano e Trento, chiuse a 21 punti di media con due trentelli sfondati e uno sfiorato, Shields dimostrò di aver ormai completato il processo di svezzamento nel basket europeo, pronto per un palcoscenico di altra fattura. Ma, come nelle grandi favole, quel link con l’Olimpia era destinato a essere riallacciato in tempi molto rapidi. Non più in veste di avversario e spauracchio, ma come tassello chiave su cui cercare di costruire una delle Milano più forti degli ultimi 25-30 anni.

Se Shields non avesse mandato sul ferro quel suo ultimo tiro dall’angolo, preso forse con poca convinzione in un momento di appannamento fisico, avrebbe chiuso la trasferta contro il Khimki con un intonso 10/10 dal campo, buono per entrare negli annali dell’Eurolega. Perché, a livello personale, aveva già aggiornato parecchi record: punti segnati (26), valutazione (34) e palle recuperate (3). Sebbene alti, questi numeri non sono da considerarsi un vero exploit della stagione: Shields è il secondo miglior marcatore dell’Olimpia in Eurolega (13.6 punti) e in campionato (14.9, in doppia cifra in ogni singola partita), cifre corroborate da percentuali dal campo molto robuste, come il 50% dall’arco in Coppa e il 69% da due in Serie A. Più in generale, la stagione europea di Shields è, a livello numerico, la migliore della carriera in ogni categoria statistica (13.6 punti, 4.0 rimbalzi, 1.5 assist, 1.1 recuperi) e, aggiungiamo noi, anche a livello di efficienza ed efficacia.

Un two-way player di lusso anche in Europa

In questo momento Shields è uno dei two-way player più forti e soprattutto futuribili d’Europa, perché a 26 anni e con sole quattro stagioni da professionista nel Vecchio Continente, presenta ancora margini di crescita pazzeschi (per i meno avvezzi al linguaggio tecnico, con two-way player si intende un giocatore tanto forte in attacco quanto in difesa). Il suo mix di caratteristiche tecniche e fisiche lo rende un giocatore ideale per la pallacanestro moderna: un’ala fisica di 201 cm, ottimo trattatore di palla, rapido con i piedi e dotato di un profondo mindset difensivo che gli permette di essere feroce sul pallone ma altrettanto versatile per reggere sui cambi difensivi nelle situazioni di pick’n’roll, dove, con Kyle Hines, forma un’ossatura di elite anche a livello di Eurolega. Il tutto inserito in una mentalità da blue-collar per eccellenza: parole e appariscenza non sono nel suo DNA, ricco invece di desiderio di sacrificarsi, apprendere, ascoltare, lavorare e migliorare. Di fronte a questo identikit, non c’è da meravigliarsi se Ettore Messina l’ha scelto, forse anche un po’ in sordina, tra i pezzi di una squadra costruita con il chiaro obiettivo di un grande ritorno ai playoff.

Shavon Shields in lunetta nella partita tra Khimki Mosca e AX Armani Exchange Milano

Mentalità, progressi e l’influenza di due grandi Maestri

Probabilmente, in estate, in pochi si aspettavano un suo impatto così forte all’interno di un gruppo con personalità di spicco e tanta qualità diffusa, ma i progressi compiuti da Shields in questo primo quadrimestre trascorso alla cattedra di Messina sono scintillanti. Non solo per la sua enorme dedizione difensiva (attesa, ma forse non fino a questo livello) ma anche e soprattutto per la sicurezza e la fiducia con cui gestisce i possessi offensivi. Le sue percentuali dall’arco (50.0% in Eurolega, 45.5% in campionato) sono cresciute rispettivamente del 15% e 10% rispetto alle sue medie in carriera, segno di grande serenità e tranquillità emotiva, ma la sua arma principale resta di marca old-school, quel palleggio-arresto-e-tiro dalla media distanza che esegue in maniera pulita ed efficace, una rarità nella pallacanestro moderna costruita al ferro o oltre l’arco, e forse più difficilmente contenibile da una difesa abituata a un diverso range di conclusioni.

Ma lo Shields di oggi è anche figlio dello step avanzato nella seconda metà della scorsa stagione, coincidente, non a caso, con l’arrivo di Dusko Ivanovic sulla panchina del Baskonia: con lui, Shields ha recuperato un posto da titolare fisso, portato in doppia cifra la sua media punti in Eurolega (10.7 rispetto agli 8.4 della gestione Perasovic) e, non dimentichiamo, vinto il campionato ACB alla ripresa delle operazioni nella bolla di Valencia. Duro, irascibile, scorbutico quanto volete, ma Ivanovic ha avuto un grande peso sulla trasformazione del ragazzo. Così come lo sta avendo Messina in questi mesi. Perché fisico e talento aiutano, ma sono i grandi Maestri, alla fine, a far sì che tutto funzioni al meglio e al massimo.

scritto da Daniele Fantini