Le origini del basket: l’evoluzione dei ruoli

In quel gelido pomeriggio del dicembre 1891 in cui James Naismith scende nella palestra della YMCA International Training School appendendo alle ringhiere del ballatoio due cestini di pesche e alla porta il manifesto con le 13 regole fondamentali della pallacanestro, la sua classe si affaccia timidamente sulla soglia. Quel codice, molto scarno (come abbiamo già visto in una delle puntate precedenti), lascia molto all’immaginazione: inizialmente, Naismith non si preoccupa nemmeno di stabilire un numero preciso di giocatori da schierare in campo. D’altronde, nella sua concezione primitiva del gioco, è un dettaglio trascurabile: per Naismith, appunto, la pallacanestro è un gioco, non uno sport, e dunque aperta a tutti, senza limitazioni.

La prima partita della storia è un 9-contro-9, un numero che tenderà a essere una costante nei primi anni di vita e di evoluzione del gioco, ma derivato dal semplice fatto che la classe di Naismith conta 18 alunni e che, in quel famoso pomeriggio del dicembre 1891, partecipa interamente alla sperimentazione della nuova intuizione del professore di educazione fisica: prima di arrivare al 5-contro-5 che conosciamo oggi, la pallacanestro attraversa un periodo di sperimentazione totale, in cui vengono disputate anche partite che coinvolgono 100 persone, all’interno di caotici 50-contro-50 sulla falsariga del calcio fiorentino.

Complessivamente, il basket delle origini è molto distante da quello attuale, soprattutto nella sua accezione di “gioco totale”. Mi spiego: se praticate la pallacanestro e ne avete mai parlato con un interlocutore, diciamo, un po’ attempato, probabilmente potreste aver ricevuto almeno una volta una domanda del genere: “Ma giochi in attacco o in difesa?”. Certo, fa sorridere, ma il basket dei tempi è, a tutti gli effetti, un gioco di ruoli, in un certo senso molto simile al calcio: sostanzialmente, dovete immaginarvi di dividere il campo in tre parti uguali e inserire tre giocatori in ogni terzo. Avremo così tre attaccanti (forwards in inglese – le ali -, il cui compito è attaccare il canestro sostando a ridosso di questo, omettendo praticamente la fase difensiva), tre centri (centers, che hanno maggior libertà di movimento e il compito di impegnarsi in entrambe le fasi del gioco, proprio come i centrocampisti di una squadra di calcio, che spaziano in attacco e in difesa), e tre difensori (il cui compito è quello, appunto, di difendere/guardare il canestro, da qui la denominazione guards, poi tradotto in guardie in italiano). A tutto questo dovete aggiungere la considerazione che il primo regolamento stilato da Naismith non prevede la possibilità di muoversi palleggiando per il terreno di gioco, cosa che, dunque, rende le zone del campo più definite e stabili.

I ruoli originali del basket.

L’attuale conformazione con il classico 5-contro-5 viene ufficializzata solamente nel 1897 (il palleggio verrà introdotto poco dopo), e porta alla scomparsa delle zone del campo (visto che tutti i giocatori sono impegnati sia in attacco sia in difesa) e alla progressiva trasformazione dei ruoli: le ali diventano così i giocatori con le doti offensive più spiccate, il ruolo del centro muta in quello del pivot/uomo d’area, mentre le guardie si trasformano negli esterni, ossia i giocatori che, effettivamente, sono più vicini al proprio canestro e hanno la possibilità di rientrare nella metacampo difensiva più velocemente rispetto ai compagni di squadra.

Le sostituzioni sono possibili sin dagli albori del gioco, ma un giocatore, una volta uscito, non può più rientrare. La regola rimane in voga fino al 1920, quando viene modificata permettendo la possibilità di tornare una volta in campo, rivisitata nel 1935 (quando i rientri possibili diventano due) e definitivamente abrogata nel 1945, con lo sdoganamento delle sostituzioni libere e illimitate.

scritto da Daniele Fantini