Le squadre più forti di sempre: la Benetton Treviso di Ettore Messina

Nell’estate del 2002, Mike D’Antoni dà il suo secondo, soffertissimo, addio a Treviso: lascia la squadra dopo una sola stagione per volare in America e sedersi sulla panchina dei Phoenix Suns (che prenderà poi ufficialmente in mano l’anno successivo), una stagione in cui mette in bacheca Supercoppa, scudetto e raggiunge le semifinali in Coppa Italia e in Eurolega. Al suo posto, la famiglia Benetton sceglie Ettore Messina, in uscita dalla Virtus Bologna precipitata dopo il Grande Slam del 2001: ma, nonostante le difficoltà interne alle V Nere, Messina è, in quel momento, il miglior allenatore italiano sulla piazza.

Il cuore della squadra viene confermato: resta l’asse play-pivot composto da Tyus Edney Denis Marconato, così come rimangono anche Ricky Pittis, Marcelo Nicola, Jorge Garbajosa Massimo Bulleri. Cambia, però, il sistema di gioco e l’approccio alla partita: dal corri e tira di D’Antoni si passa a una squadra di sistema, con più equilibrio, maggior attenzione difensiva e alle regole, e, soprattutto, maggiormente concentrata e attrezzata per l’Eurolega. Il colpo grosso di mercato è Trajan Langdon, l’“assassino dell’Alaska”, reduce da tre stagioni da comprimario in una Cleveland di medio-basso livello (30 vittorie il primo anno, 30 il secondo e 29 il terzo), ma già famoso per le sue qualità di tiratore, soprattutto quando si tratta di mettere tiri importanti: è lui che va ad occupare il ruolo di scorer nello scacchiere, sostituendo Charlie Bell (passato alla Virtus) e Sergei Chikalkin, il russo dai movimenti a strappo.

Trajan Langdon, Benetton Treviso 2003 (imago)
Trajan Langdon, Benetton Treviso 2003

Una squadra di intelligenza superiore

Come già fatto con la Kinder un paio di anni prima, Messina allestisce nuovamente una squadra profondissima, con giocatori esperti, di grande qualità tattica e tecnica e, soprattutto, estremamente competitivi. Il quintetto base è un mosaico perfetto di tessere fatte per giocare insieme a pallacanestro: in regia il folletto razzente Tyus Edney, dal primo passo incontenibile, spacca-difesa con le sue penetrazioni ma anche capace di arrestarsi su una moneta da dieci centesimi per sparare una tripla in faccia a chiunque; sotto canestro Denis Marconato, pivottone di intelligenza cestistica superiore e dai movimenti vellutati in post-basso nonostante una mole di 211 cm per 118 kg; ma se parliamo di intelligenza, perché il QI cestistico è il vero punto di forza della squadra, è impossibile prescindere dal trio di ali composto da Ricky Pittis, anima difensiva del gruppo, e dalla coppia latina Marcelo Nicola-Jorge Garbajosa, magari lenti di piedi, ma veloci di testa come pochi, e dotati di un’arsenale offensivo totale, da renderli pericolosi sia spalle a canestro, che sull’arco per allargare il campo e ricevere gli scarichi di Edney e Bulleri, a quel tempo 25enne, nel pieno delle sue qualità fisiche, vero sesto uomo capace di tenere sempre alto il ritmo e spaccare la partita uscendo dalla panchina.

Supercoppa e Coppa Italia subito in bacheca

Pronti, via, e arriva subito il primo trofeo: il 14 settembre 2002, Treviso solleva la Supercoppa (la terza della storia) rullando la Virtus Bologna dell’ex Charlie Bell, David Andersen, Antoine Rigaudeau e Marco Belinelli nella finale secca giocata al PalaFiera di Genova: è un 100-72 che non lascia adito a interpretazioni, con un parzialone di 61-37 nella ripresa, spinto dai 31 punti con 9 recuperi di Edney, dai 17 di Bulleri e dai 16 di Langdon.

Il campionato è una lunga cavalcata verso il primato in regular-season: Treviso apre con 6 vittorie consecutive prima della sconfitta in trasferta contro la stessa Virtus, ma ne infila poi altre 7 per chiudere il girone d’andata: il record finale dice 30-4, per 60 punti complessivi e un eloquente +10 sulla coppia di inseguitrici più vicina, composta dalla Lottomatica Roma e dalla Oregon Scientifc Cantù. Nel frattempo, l’Eurolega vive un cammino molto simile: la Benetton chiude in testa il proprio gruppo in coabitazione con il Barcellona (avversario che ritroverà poi in finale) con un record di 12-3 e domina le Top16 facendo terra bruciata: 6 vittorie in 6 partite, con le eliminazioni di Maccabi Tel Aviv, Tau Vitoria e, ancora una volta, Virtus Bologna.

Il secondo trofeo arriva il 22 febbraio 2003, nella cornice del Palafiera di Forlì: Treviso solleva la Coppa Italia (la quinta della storia) dopo aver superato con molta fatica la Viola Reggio Calabria nei quarti di finale (80-78), la Pompea Napoli in semifinale (87-80) e aver poi chiuso i conti con la Cantù di McCullough, Hines, Thornton e Stonerook: 86-77 con 22 punti a testa di Langdon e Edney, che riceve anche il premio di MVP del torneo.

Eurolega: la finale persa col Barcellona

Prima di cominciare l’avventura nei playoff, la Benetton si trova ad affrontare le FinalFour di Eurolega: Treviso sfida le vincenti degli altri tre raggruppamenti delle Top16 (all’epoca non si giocano i quarti di finale), partendo con il derby tutto italiano con la Montepaschi Siena di Dusan Vukcevic, Mirsad Turkcan e Alphonso Ford, che sarebbe poi tristemente scomparso un anno dopo lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di tutti gli amanti della pallacanestro. È un 65-62 soffertissimo con 14 punti di Garbajosa e 12 a testa di Marconato e Bulleri, al termine di una partita in cui Treviso respinge il favoloso tentativo di rimonta della MensSana, sotto 28-12 al termine del primo quarto ma capace di riagganciarsi con un parzialone di 22-6 nel terzo periodo.

Massimo Bulleri, Gregor Fucka, Barcelona-Benetton Treviso, Euroleague 2003 (imago)
Massimo Bulleri, Gregor Fucka, Barcelona-Benetton Treviso, Euroleague 2003

La tavola è apparecchiata per l’atto finale: la Benetton sfida il Barcellona nella tana del lupo, al Palau St. Jordi. I blaugrana giocano le FinalFour per l’ottava volta nella storia, ma sono ancora alla ricerca della prima affermazione internazionale. Di contro, Treviso ha perso l’unica finale europea fino a quel momento disputata, quella della Coppa dei Campioni del 1993, contro i francesi del Limoges. Il Barça, allenato da Svetislav Pesic, schiera campionissimi del calibro di Dejan Bodiroga, Sarunas Jasikevicius e Gregor Fucka, più il giovane Juan Carlos Navarro: le due squadre si sono già affrontate per due volte nella fase a gironi, ed entrambe hanno vinto la partita in casa. La Benetton chiude avanti il primo quarto, ma subisce un parziale pesante di 19-9 nel secondo che segna la gara. Il Barcellona mantiene la forbice scavata prima dell’intervallo lungo e solleva per la prima volta l’Eurolega trionfando 76-65 con 20 punti e 8 rimbalzi di Bodiroga, 17+6 di Fucka e 11+8 di Rodrigo De La Fuente. Per Treviso non bastano i 16+5 assist di Edney, i 10 con 7 rimbalzi di Marconato e gli 11 dalla panchina di Bulleri.

Il trionfo in campionato e il Grande Slam italiano

La sconfitta in finale di Eurolega lascia qualche rischiosissimo strascico in campionato: Treviso, forte del primo posto in regular-season, entra nello scacchiere ai quarti di finale, ma precipita subito sullo 0-2 contro la Viola Reggio Calabria, nona classificata. La squadra di Messina, spalle al muro, ha la forza per reagire e chiudere la serie con 3 vittorie consecutive, compreso un +2 da brivido in gara-4. In semifinale, un’altra sfida con Siena: Treviso vince le prime due partite sul filo di lana, perde gara-3, ma strappa il pass per la finalissima passando 73-66 al PalaEstra, lanciata dai 28 punti con 5 triple di Trajan Langdon.

Alphonso Ford, Trajan Langdon, Montepaschi Siena-Benetton Treviso, 2002-2003 (imago)
Alphonso Ford, Trajan Langdon, Montepaschi Siena-Benetton Treviso, 2002-2003

La sfida conclusiva è il remake della finale-scudetto della stagione precedente, contro la Fortitudo Bologna (sesta) di Gianluca Basile, Gianmarco Pozzecco e Jack Galanda, che ribalta lo svantaggio del fattore-campo eliminando in serie Cantù (terza) e Roma (seconda). Dopo l’1-1 iniziale, Treviso si guadagna il match-point schiantando la Effe in gara-3 87-62 con un terzo quarto da 31-9 e 23 punti di Edney, e chiude definitivamente i conti espugnando il PalaDozza 84-80 con un Edney ancora sugli scudi (21 punti e 6 assist), splendidamente sorretto dai 16 a testa di Langdon e Garbajosa. È la chiusura del Grande Slam italiano, con il quarto titolo della storia.

scritto da Daniele Fantini