Le squadre più forti di sempre: la Caserta dello scudetto di Nando Gentile e Vincenzo Esposito

Posso tirare con la destra, posso tirare con la sinistra. Sono anfibio.

Charles Shackleford

Addio Oscar, è la squadra di Gentile ed Esposito

Nell’estate del 1990, a Caserta si consuma una vera rivoluzione. La sconfitta in semifinale contro la Scavolini Pesaro è l’ennesima batosta di una piazza che sente sempre più gravemente la maledizione dell'”eterna seconda” in una storia recente ricca di attese ma avarissima di soddisfazioni, con le finali perse nel 1986 e 1987 contro Milano, le eliminazioni ai quarti contro Pesaro e Virtus Bologna e la sconfitta, ai supplementari, nella finale di Coppa Korac del 1989 contro il Real Madrid. Nonostante le grandi potenzialità, la Juve ha messo in bacheca soltanto un trofeo, la Coppa Italia del 1987-88 strappata a Varese. È il momento di cambiare, nonostante la necessità di separazioni e addii dolorosi, e, soprattutto, il timore delle possibili conseguenze negative.

Caserta, targata Phonola, sceglie così di non confermare Oscar Schmidt, il bombardiere brasiliano diventato, nel corso degli anni, un vero mito per i tifosi bianconeri e non solo, un’icona del basket internazionale. Assieme alla superstar sudamericana, vengono lasciati partire anche il centrone bulgaro, Georgi Glouchkov, così come Boselli e Polesello: l’idea è quella di mettere la squadra in mano ai giovani del vivaio, Ferdinando Gentile Vincenzo Esposito, ormai sull’orlo dell’esplosione, e costruire un roster ritagliato in maniera migliore su di loro.

Vincenzo Esposito, Phonola Caserta 1991
Vincenzo Esposito, Phonola Caserta 1991

L’arrivo del gangsta, Charles Shackleford

Si pesca, così, dalla NBA, ma arrivano due americani di “tono minore”, sconosciuti al basket italiano, che, di primo acchito, suscitano enormi dubbi sulle capacità di sostituire un guru come Oscar e di poter costruire l’ossatura di una squadra realmente vincente. Il primo è Tellis Frank, ala di 208 cm, reduce da due stagioni con i Golden State Warriors e una con i Miami Heat: un tipo tranquillo, professionista serio, tutto casa e chiesa. Il secondo è Charles Shackleford, centro di 209 cm, sbarcato in Italia dopo due stagioni con i New Jersey Nets: è l’esatto contrario di Frank, un nero americano gradasso, con l’aria cattiva e il look da gangster. Il primo impatto è quasi da brividi, ma i casertani cambieranno presto idea quando vedranno “Shack” in campo, un vero animale da area piccola, con una forza, una grinta e una potenza straordinaria sia in fase offensiva che a rimbalzo.

Con Franco Marcelletti a dirigere l’orchestra, il quintetto base è composto da Nando Gentile, Vincenzo Esposito, Tellis Frank, Sandro Dell’Agnello e Charles Shackleford, ma dalla panchina non esce granché: eccezion fatta per Sergio Donadoni (veteranissimo classe 1956 giunto ormai nella fase calante della carriera: vincerà il premio di sesto uomo dell’anno ma si ritirerà bel 1992), gli altri sono giocatori di ruolo e di mestiere: i lunghi Giacomantonio Tufano e Massimiliano Rizzo, e gli esterni Francesco Longobardi e Cristiano Fazzi, giovanissimo, agli inizi di quella che diventerà poi una solida carriera in Serie A.

Charles Shackleford, Phonola Caserta 1990-91, Basket Serie A
Charles Shackleford, Phonola Caserta 1990-91, Basket Serie A

La squadra c’è: secondi in regular-season

Nonostante qualche difficoltà iniziale (batosta pesantissima all’esordio con Treviso), Caserta è prima in classifica al termine del girone d’andata (11-4), in coabitazione proprio con la stessa Benetton. Il gruppo si compatta, così come cresce l’entusiasmo del pubblico attorno alla squadra, diventando sempre più stringente. Shackleford sostituisce Oscar nel cuore dei tifosi, e il suo taglio di capelli, rasato sui lati, si trasforma in un “must” per i ragazzi casertani. Alla fine della regular-season, Caserta è seconda (20-10) alle spalle della sola Philips Milano (21-9), e la sensazione che qualcosa di grande possa finalmente realizzarsi è palpabile.

I playoff e la finale con Milano

I quarti di finale accoppiano la Phonola alla Scavolini Pesaro del duo Cook-Daye, contornato da Gracis, Costa e Magnifico, reduce dalla vittoria al primo turno su Torino per 2-1. Caserta passa alla bella, con una gara-3 straordinaria di Nando Gentile, autore di 31 punti. In semifinale, la Juve incrocia un’altra grande avversaria del recente passato, la Virtus Bologna griffata Knorr, forte dell’eliminazione per 2-1 della Shampoo Clear Cantù: i bianconeri schierano Sugar Ray Richardson, Clemon Johnson, Brunamonti, Coldebella e Binelli, ma si arrendono ancora alla bella, con un’altra super-prestazione di Gentile (27 punti).

La tavola è così imbandita per una nuova (ennesima) sfida con l’Olimpia Milano, che a sua volta arriva dalle serie vinte contro la Stefanel Trieste (2-1) e Il Messaggero Roma (2-0): allenata da Mike D’Antoni, la Philips propone Piero Montecchi, Antonello Riva, Riccardo Pittis e la coppia di coloured sotto canestro composta da Jay Vincent e Cozell McQueen. Gara-1, a Milano, è dell’Olimpia: 99-90 con 25 punti di Riva e 23 di Vincent, ma Caserta pareggia poi la serie prendendosi il secondo atto della serie al PalaMaggiò, 94-80 con 24 punti a testa di Gentile ed Esposito. Si ritorna a Milano, e l’Olimpia riprende il controllo: successo 87-72 con 30 di Vincent e 25 di Riva, ma il fattore-campo è nuovamente decisivo in gara-4, con la Juve che vince 93-81, spinta dai 29 di Sandro Dell’Agnello e dai 21 di Esposito.

Ferdinando Gentile e Vincenzo Esposito festeggiano lo scudetto vinto da Caserta nel 1991
Ferdinando Gentile e Vincenzo Esposito festeggiano lo scudetto vinto da Caserta nel 1991

Si arriva all’atto finale, il 21 maggio 1991, gara-5, ancora a Milano. L’Olimpia parte forte, ma Caserta rimonta e arriva all’intervallo con 4 lunghezze di margine (43-39). All’inizio del secondo tempo, però, Vincenzo Esposito soffre un grave infortunio al ginocchio. Prova ugualmente a restare in campo, ma si deve arrendere: il dolore è troppo forte, ed è costretto ad abbandonare il parquet in lacrime. Senza il suo scugnizzo tiratore e realizzatore, per Caserta sembra finita, ma Gentile (28) si carica la squadra sulle spalle e, supportato da un maestoso Dell’Agnello (30) e da uno Shackleford troneggiante sotto i tabelloni (20 punti e 20 rimbalzi). guida la Juve al successo per 97-88, oscurando i 32 di Vincent e i 27 di Riva.

È lo scudetto atteso per anni, il primo conquistato da una squadra del Sud nella storia del basket italiano, lo scudetto degli “scugnizzi” Gentile ed Esposito, che sostituisce le lacrime di dolore a quelle di gioia, e di Shackleford, il “gangster” arrivato da Oltreoceano per sostituire Oscar, e capace di non farlo rimpiangere per nulla.

scritto da Daniele Fantini