Le squadre più forti di sempre: la Dinamo Sassari di Meo Sacchetti e del Triplete

Ho enorme rispetto per le squadre che giocano una pallacanestro diversa dalla mia, ma io continuo a seguire la mia strada. Felice di aver smentito chi sosteneva che giocando in questo modo non si potevano vincere trofei.

Meo Sacchetti

Per parlare della Dinamo Sassari di Meo Sacchetti è bene partire con un concetto che si avvicina molto alla concezione della pallacanestro e dello sport in generale d’Oltreoceano: il basket come prodotto di mercato. Il focus non è sulla partita, ma sul pubblico. Il pubblico che affolla gli spalti del PalaSerradimigni, che paga il biglietto, che vuole divertirsi. Di contro, per soddisfare la richiesta del pubblico, la squadra deve offrire un prodotto all’altezza, capace di coinvolgere i tifosi all’ennesima potenza. Prima di qualsiasi speculazione tecnico-tattica di run’n’gun, il basket di Meo Sacchetti è un prodotto costruito per fornire al tifoso la miglior esperienza ludico-ricreativa possibile: di conseguenza, dovrà essere un gioco offensivo, rapido, intenso e marchiato da quelli che sono i gesti più spettacolari della pallacanestro, ossia i tiri da tre punti, le schiacciate e le stoppate.

L’apoteosi del “sacchettismo”

Chiuso il capitolo dei cugini Diener, nell’estate del 2014 la Dinamo costruisce un roster ancor più estremo, scegliendo con cura maniacale i tasselli per una squadra che vuole vivere (e morire) di pick’n’roll, penetrazioni e scarichi per i tiratori: a dirigere l’orchestra c’è un tandem composto da David Logan, rientrato in Italia dopo la sua primissima esperienza in LegaDue a Pavia, e Jerome Dyson, reduce da una grande stagione con la maglia di Brindisi: due attaccanti formidabili, capaci di alternarsi nei ruoli di playmaker e guardia, con raggio di tiro enorme, ottimo trattamento di palla e spiccate capacità di giocare in pick’n’roll.

Sotto canestro c’è Shane Lawal, origini nigeriane ma formatosi cestisticamente negli Stati Uniti, forte di un pedigree che l’ha già visto girare per il mondo e assaggiare una miriade di concetti di pallacanestro: rapido, verticale, saltatore, intimidatore, il ricevitore che tutti vorrebbero al ferro per gli alley-oop, il tagliante dei vostri sogni nelle situazioni di slip the pick. Poi, un 4-stretch con i controfiocchi, Jeff Brooks, già due stagioni di basket italiano nella pancia: intelligente, duro in difesa, forte a rimbalzo, dotato di un buon tiro dalla media distanza, lentamente ampliatosi anche sull’arco. Infine, il collante, il classico glue-guy capace di tenere le fila dell’insieme grazie alla sua multidimensionalità e capacità di adattarsi in più ruoli e situazione: Rakim Sanders, sbarcato in Italia dopo due stagioni trascorse in Europa tra Israele e Spagna, ala dal grilletto facile dal perimetro ma anche capace di sfruttare i vantaggi fisici su difensori più leggeri nelle situazioni di post-up in avvicinamento a canestro.

Un basket rapido e “verticale”

L’insieme è un basket che definire run’n’gun è quasi riduttivo. È un basket rapido e “verticale”, un basket precursore dei tempi e di tutto quello che gli analytics stanno portando oggi alla pallacanestro d’Oltreoceano, con gli Houston Rockets di Mike D’Antoni come massima espressione. Sacchetti gioca già per costruire un tiro da tre punti o per arrivare al ferro, anche rinunciando a priori a situazioni potenzialmente redditizie sulla carta. Ma il suo è un basket che ha il pregio e la forza di rimanere sempre se stesso, anche a costo di una tragica campagna in Eurolega (1 vittoria, 9 sconfitte nella fase a gironi) pur di risultare vincente lì dove sa di poterlo essere per davvero, in Italia: Sacchetti non si adatta, mai, ma costringe l’avversario a rincorrerlo, a snaturarsi, ad andare piccolo e leggero per inseguire le guardie sul perimetro e contrastare l’atletismo, la rapidità e la verticalità dei lunghi. Sassari gioca per spingere l’avversario a usare armi diverse ed estreme che, alla lunga, finiscono con il rivelarsi inefficaci.

2014-15 Serie A, Sassari-Milano, David Logan, David Moss (LaPresse)
2014-15 Serie A, Sassari-Milano, David Logan, David Moss 

I successi in Supercoppa e Coppa Italia

La stagione si apre con un trionfo: Sassari organizza la Supercoppa in casa, sbriciola la Virtus Roma al primo turno 89-73 e affila le lame per la grande sfida con Milano: grazie a un primo quarto favoloso da 29-14, la Dinamo costringe la squadra di Banchi a rincorrerla per 40 minuti, e arricchisce la bacheca sollevando il trofeo: 96-88 il finale, con 25 punti di Jerome Dyson.

In regular-season, Sassari soffre sul lungo periodo il doppio impegno con Eurolega prima e Eurocup poi, ma si piazza nel gruppone delle dirette inseguitrici dell’Olimpia, assieme a Venezia, Reggio Emilia e alla grande sorpresa Trento: il record non è spettacolare (19-11), ma i dati sono decisamente curiosi. La Dinamo tenta 943 triple (Brindisi è seconda con 808!) e ne realizza 336 (Milano è seconda con 285), per una percentuale complessiva del 35.6%, alle spalle soltanto della stessa Olimpia (37.7%).

Seconda al giro di boa del girone d’andata, la Dinamo approccia le Final Eight di Coppa Italia (a Desio) con tutte le carte in regola per difendere il trofeo conquistato l’anno precedente al Forum contro Milano: al primo turno piega Cremona 74-63, e in semifinale vince la prova di forza con la Reggiana (l’altra squadra emergente) 77-65. La finale è un remake della stagione precedente, e, ancora una volta, Sassari costringe l’Olimpia a rincorrerla sin dal primo quarto: vittoria 101-94 con 27 punti di Dyson, 25 di Logan e 20 di Sanders, e seconda Coppa Italia messa in bacheca.

2014-15 Sassari, Jerome Dyson (LaPresse)
2014-15 Sassari, Jerome Dyson

La favola si chiude: è scudetto!

Il tabellone dei playoff disegna nuovamente un incrocio con Milano in semifinale, dopo un primo turno chiuso con tre vittorie consecutive per spegnere la favola Trento (3-1): Sassari prosegue sull’entusiasmo, strappa la prima al Forum, difende il vantaggio al PalaSerradimigni ma spreca due match-point. L’Olimpia pareggia i conti e forza la bella, ancora ad Assago, salvo poi gettare al vento in overtime e in maniera scellerata quella che sembrava poter essere una storica rimonta.

La finale è un inedito contro la Reggio Emilia a trazione italo-lituana. La Reggiana domina gara-1 al PalaBigi 82-63 con 18 punti di Achille Polonara e si prende anche gara-2 84-71 con Polonara ancora sugli scudi (20 punti). Sassari scricchiola in maniera vistosa, avvicinandosi pericolosamente al punto di tracollo, ma ancora una volta il PalaSerradimigni fornisce la cura giusta: gara-3 è un faticosissimo successo in rimonta, 80-77 dopo un terzo quarto da chiodi (4-19 per la Reggiana), ma propedeutico per rinvigorire il morale della squadra. Sassari pareggia i conti in gara-4 94-90 in overtime con 28 punti di Dyson, torna sotto a Reggio al termine di un’inusuale partita a punteggio bassissimo (71-67) in cui spara 2/25 dall’arco, ma resta viva ancora in casa, con un sofferto 115-108 dopo tre overtime, firmato da 26 punti di Dyson, 25 di Lawal e 23 di Logan. Per gara-7 si torna al PalaBigi: Reggio apre con un 21-4 stordente nel primo quarto, ma, lentamente, Sassari ricuce lo svantaggio con Sanders (18) e Dyson (17). Il finale è punto a punto, e la palla finisce in cassaforte tra le mani di Dyson: canestro in palleggio-arresto e tiro dal gomito per il vantaggio, poi altra penetrazione per guadagnarsi due tiri liberi nei secondi finali (75-73). La difesa, con i cambi sistematici e le trap, altro marchio di fabbrica della filosofia cestistica sacchettiana, imbriglia l’ultimo attacco reggiano, con il grande ex, Drake Diener, costretto a lanciare una preghiera sulla sirena trasformatasi in air-ball. L’epopea di Sassari si chiude: è uno storico scudetto, anzi, un Triplete da favola.

scritto da Daniele Fantini