Le squadre più forti di sempre: la Mash Verona di Mike Iuzzolino e della Supercoppa

Quello è stato il mio primo trofeo. In occasione delle mie 200 presenze in Nazionale, mi consegnarono una foto di quella partita, quando mi premiarono MVP. È un ricordo che mi piace e che, ancora, mi emoziona.

Jack Galanda

15 settembre 1996. Al Forum di Assago, l’Olimpia Milano fresca di scudetto e successo in Coppa Italia va in cerca del tris con la Supercoppa organizzata in casa. La sfidante è la Scaligera Verona, targata Mash, reduce da un modesto decimo posto in campionato ma finalista in Coppa Italia, già rullata 90-72 dalla stessa Milano 6 mesi prima. Intrecci, come quelli sulla panchina. Franco Marcelletti raccoglie il timone lasciato da Bogdan Tanjevic, emigrato in Francia, a Limoges, dopo la conquista dello scudetto, lasciando la panchina della stessa Verona: al suo posto, c’è Phil Melillo, sbarcato dopo aver portato Forlì in Serie A e aver mantenuto la categoria nella stagione successiva. Il mercato estivo porta qualità offensiva con Randolph Keys, quattro stagioni NBA alle spalle tra Cleveland, Charlotte, Milwaukee e Los Angeles Lakers (la migliore chiusa a 10.5 punti di media), ma avvezzo al basket italiano ed europeo (già visto nel nostro campionato qualche anno prima per una comparsata in maglia Benetton Treviso) e Roberto Bullara, tiratore super esperto arrivato dalla Viola Reggio Calabria.

La squadra è leggera (ultima a rimbalzo con 29.3 di media) ma gioca un prototipo di basket moderno, con elementi in grado di allargare il campo, lunghi tecnici e dotati di buona mano (Jack Galanda, Roberto Dalla Vecchia, Joachim Jerichow, Matteo Nobile) e un uso massiccio del tiro da tre punti: Verona è prima per percentuale di squadra dall’arco (42.8%, dato che migliora al 44.1% considerando anche le gare di post-season), seconda per numero di triple tentate (21.2) e prima per numero di triple realizzate di media a partita (9.1).

  • Una squadra di tiratori da tre punti
GiocatoreTriple realizzateTriple tentatePercentuale
Roberto Dalla Vecchia336749.3%
Randolph Keys10020449.0%
Giacomo Galanda122548.0%
Matteo Nobile102245.5%
Mike Iuzzolino7416644.6%
David Londero256141.0%
Roberto Bullara5614239.4%
Joachim Jerichow51338.5%

Il piccolo grande uomo: Mike Iuzzolino

A dirigere lo show c’è un playmaker bianco di 178 centimetri che non raggiunge nemmeno gli 80 kg di peso: struttura fisica deboluccia e magrolina, capello corto e cotonato, faccia da bravissimo ragazzo. A vederlo, non gli dareste una lira. Eppure, ha un intelligenza cestistica, un bagaglio offensivo e un livello di agonismo totalmente fuori dal comune. Michael Alan Iuzzolino, meglio conosciuto come Mike, è una delle point-guard offensive più devastanti mai passate sui parquet del nostro campionato: letale nel tiro dal palleggio, dotato di una mano strepitosa dall’arco, ma anche capace di infilarsi in qualsiasi pertugio in penetrazione e trovare spazi impossibili per coordinarsi e segnare nel traffico o scaricare per i compagni. Iuzzolino è un realizzatore nato, un “canestraro” per eccellenza, per usare un termine caro al grande Mario Boni.

Scelto con la numero 35 al draft del 1991 con i Dallas Mavericks, gioca due stagioni in NBA a 9.0 punti di media, ma deve le sue grande fama internazionale al videogioco NBA Jam, che lo lancia con grande sorpresa in coppia con Derek Harper sugli schermi delle sale giochi di tutto il mondo, davanti agli occhi di milioni di ragazzini rapiti da uno dei giochi leggendari dei primi anni ’90. Chiamato a gettone nel corso della stagione precedente e poi confermatissimo a suon di canestri, Iuzzolino chiude quell’anno a 21.6 punti e 3.1 assist di media con il 44.6% dall’arco: in breve, diventa un idolo di tanti tifosi veronesi e non (giocherà poi anche a Roma e a Milano), con il solo rimpianto di non aver mai indossato la canotta della nazionale italiana, possibile grazie al doppio passaporto.

Mike Iuzzolino NBA Jam
Mike Iuzzolino in “NBA Jam”

La vittoria in Supercoppa

Alla fine del primo tempo sembrava persa. Eravamo sotto, non ci credevamo più. Ma improvvisamente ci siamo sbloccati e siamo usciti vincitori. Erano anni d’oro per Verona. Era un bel gruppo, eravamo umili, gente che dava il cuore in campo e che cercava in tutti i modi di arrivare al risultato. Battagliavamo sempre contro le grandi, difendevamo il nostro campo. Anni che restano nel cuore.

Jack Galanda

Torniamo all’inizio. Milano ha perso Rolando Blackman, sostituito da Anthony Bowie, e Dejan Bodiroga, andato al Real Madrid: la società punta a dare maggior spazio a Flavio Portaluppi e Alessandro De Pol, e come secondo straniero sceglie un’ala grande, Warren Kidd. Nonostante i cambiamenti nell’organico, l’impatto sulla partita è sempre da grande squadra: l’Olimpia prende subito il controllo dell’inerzia e all’intervallo è sopra 46-34 (+12). Ma, al rientro dagli spogliatoi, lo spartito cambia in maniera radicale: Verona vola via con un parzialone di 45-26, innescato dai 17 punti di Iuzzolino e, soprattutto, da un Jack Galanda strepitoso: 21 punti, 6/9 da due, 2/2 da tre e il premio di MVP sollevato al termine dell’incontro, vinto in rimonta 79-72. Per Verona, si tratta del secondo trofeo della storia dopo la Coppa Italia del 1991 e prima della Coppa Korac conquistata l’anno successivo; per Milano, cui non bastano i 22 con 9/14 dal campo di Flavio Portaluppi e i 17 di Anthony Bowie, si apre un lungo incubo interrotto soltanto nel 2016 con il trionfo – sempre al Forum di Assago – sulla Scandone Avellino, che permette all’Olimpia di mettere in bacheca la prima Supercoppa della storia.

Mike Iuzzolino, Mash Verona 1996-97
Mike Iuzzolino, Mash Verona 1996-97

La finale dell’Eurocoppa persa contro il Real Madrid

Parallelamente, Verona fa terra bruciata anche in Europa, nella ex Coppa Saporta (oggi defunta): chiuso il girone al primo posto con un record di 8-2, la Scaligera elimina poi in serie il Beocin, il Budivelnyk Kiev, il Porto e l’Iraklis Salonicco, prima di affrontare il Real Madrid in finale. Mike Iuzzolino detta sempre legge con 20.9 punti e 3.3 assist di media, ma, dall’altra parte, la Mash si trova ad affrontare uno squadrone di qualità molto elevata per la competizione: allenati da Zelimir Obradovic, gli spagnoli schierano, al fianco dell’ex-milanese Dejan Bodiroga, giocatori del calibro di Joe Arlauckas, Antonio Orenga, Pablo Laso (poi coach dello stesso Real), Alberto Herreros e Alberto Angulo. È una sconfitta, 78-64, che non ridimensiona comunque la grande avventura in campo europeo.

I playoff: battute Pesaro e Milano, ko con Treviso in semifinale

Verona, che in corso d’opera cambia guida tecnica mettendo il giovanissimo Andrea Mazzon al posto di Melillo, chiude la regular-season al quinto posto con un record di 16-10, a -12 dalla vetta tenuta dall’inavvicinabile Benetton Treviso, ma nel gruppone molto omogeneo delle inseguitrici: Fortitudo, Virtus Bologna e Milano. Gli ottavi di finale sono una formalità con la Scavolini Pesaro, terzultima (2-0 secco), mentre ai quarti si riaccende la sfida con l’Olimpia: Milano vince gara-1 al Forum, ma Verona inanella poi tre vittorie consecutive, spinta da Iuzzolino (35 punti in gara-2, 27 nella decisiva gara-4) e Keys (21 in gara-3, con successo esterno ad Assago). In semifinale, contro la Benetton Treviso di Mike D’Antoni (che schiera Davide Bonora, Henry Williams, Riccardo Pittis, Glenn Sekunda, Zeljko Rebraca, Denis Marconato, Stefano Rusconi, Andrea Gracis, Andrea Niccolai) il sogno prosegue con una pazzesca vittoria in gara-1 al PalaVerde, firmata ancora da un eroico Iuzzolino da 30 punti con 9/15 al tiro. Treviso, però, risponde in gara-2 a Verona con 31 di Henry Williams, spazza via la Mash nel secondo appuntamento al PalaVerde con altri 30 di Williams e chiude definitivamente i conti con una vittoria in volata in trasferta, timbrata dai 20 di Ricky Pittis. Strada aperta per la finale, poi vinta per 3-2 sulla Fortitudo Bologna.

scritto da Daniele Fantini