Le squadre più forti di sempre: la Napoli di Lynn Greer e della Coppa Italia 2006

Perché in quella squadra funzionava così: ci divertivamo come pazzi. Le finali sono quelle partite per cui ogni giocatore vive, per cui si allena duramente tutti i giorni. E noi eravamo pronti per giocarcela tutta.

Jon Stefansson

L’anno è il 2006, la cornice è il PalaFiera di Forlì. Gli spalti sono gremiti da 3.000 tifosi napoletani, accorsi in massa per trasmettere calore, passione e intensità alla Carpisa. La squadra bianco-azzurra affronta la Lottomatica Roma in finale di Coppa Italia, pronta a realizzare un sogno: mettere in bacheca il primo, storico trofeo societario. L’attenzione per il basket, quell’anno, è febbrile: d’altronde, il Napoli Calcio è in Serie C1 (chiuderà al primo posto conquistando la promozione in Serie B) e, nell’aria, vibra qualcosa di storico. La città, in realtà, ha già vinto una Coppa Italia, quella della primissima edizione del torneo (1968), ma con la Partenope targata Fides, società diversa da quella poi fondata da Biagio Lubrano ed ereditata da Mario Maione. E, per la prima volta dal 1988 (Snaidero Caserta), la Coppa Italia, in quegli anni monopolizzata dalle squadre del Nord, è in procinto di tornare al Sud.

Lynn Greer, un attaccante totale

Napoli si presenta all’appuntamento con le FinalEight forte del secondo posto in classifica e del miglior attacco del campionato (90.5 punti realizzati di media a partita): in panchina siede Piero Bucchi, negli anni d’oro della sua carriera, e, in campo, la squadra è guidata da uno dei giocatori offensivamente più forti visti nel nostro Paese nell’ultima decade, Lynn Greer. Velocissimo, razzente, dotato di un primo passo fulmineo e di una capacità di infilarsi tra le maglie della difesa in penetrazione tanto spiccata come la sua efficacia nel tiro da tre punti, Greer è il prototipo dell’attaccante totale, quel giocatore che vorreste sempre vedere con la palla in mano, perché sicuri che non sbaglierà mai nel momento importante, che sia una zingarata in penetrazione o un tiro da tre punti scagliato dal palleggio dopo essersi arrestato su una monetina. “Lynncredible” o “Lynnafferrabile”, come simpaticamente soprannominato dai tifosi napoletani, si forma nel college di Temple, ma sbarca in Italia dopo un avvio di carriera nel Nord Europa: prima allo Slask Wroclaw, dove mette in luce le sue straordinarie qualità di realizzatore chiudendo come miglior marcatore dell’Eurolega (25.1 punti in 14 partite), poi alla Dinamo Mosca. E, una volta sbarcato a Napoli, è già un giocatore con un grosso bagaglio di esperienza europea alle spalle.

Lynn Greer, Carpisa Napoli 2005-06
Lynn Greer, Carpisa Napoli 2005-06

Quell’anno è immarcabile: viaggia a 22.6 punti di media con il 53.8% da due e il 48.6% dall’arco, ricevendo il premio di MVP del campionato. Attorno a lui, c’è una squadra perfetta, con giocatori di sistema, atletici, ottimi difensori, pronti al sacrificio e, soprattutto, forti nel tiro da tre punti, capaci di aprire il campo per le sue penetrazioni (41% dall’arco di squadra). In guardia ci sono Jon Stefansson e Jay Larranaga, due giocatori esperti e con qualità difensive e balistiche molto simili, in ala Michel Morandais, atleta straordinario, e Ansu Sesay, arrivato da Roseto, dove si era già fatto notare come uno dei giocatori più completi e intelligenti del campionato, forte di un bagaglio tecnico superiore che gli permetteva di essere pericoloso vicino a canestro, sul perimetro e palla in mano. Sotto canestro, i fisicacci di Alessandro Cittadini, del giovane Richard Mason Rocca e del capitano di tante battaglie, e Mimmo Morena, un trittico emblema del sacrificio e del lavoro di squadra; dalla panchina, la lucida follia di Valerio Spinelli, un sesto uomo extra-lusso sulla falsariga del Bulleri dei primi tempi a Treviso, in grado di spaccare offensivamente le partite con il secondo quintetto.

La Coppa Italia della storia

Nei quarti di finale, Napoli affronta l’Olimpia Milano allenata da Sasha Djordjevic: in campionato, la Carpisa aveva perso 91-80 e la voglia di rivincita è tremenda. Spinelli (15 punti) spacca la partita innescando un parziale di 14-0 nel secondo quarto, poi è Greer (24) a chiuderla, per l’83-79 finale. In semifinale, l’accoppiamento con la Benetton Treviso di Ramunas Siskauskas, Nikos Zisis, Drew Nicholas, Marco Mordente, Matteo Soragna e del giovane Andrea Bargnani: i biancoverdi hanno vinto le ultime tre edizioni del torneo, partono forte, ma vengono ripresi e affondati da due parziali di 11-3 e 11-1 subiti nel secondo tempo: Napoli si impone 84-74. “A quel punto – il ricordo del presidente Maione – dovevamo prenderci la Coppa”.

Jon Stefansson, Carpisa Napoli 2005-06
Jon Stefansson, Carpisa Napoli 2005-06

La finale, come detto, è contro la Lottomatica Roma, che schiera due superstar assolute come David Hawkins e Dejan Bodiroga: ancora una volta, Napoli comincia in affanno, ma una tripla dall’angolo di Mimmo Morena innesca la rimonta che porta all’overtime. Tutti i palloni passano per le mani di Lynn Greer, che si scatena realizzando 8 dei suoi 22 punti nel supplementare: la giocata decisiva, però, porta la firma di Cittadini, che segna a rimbalzo d’attacco il canestro dell’82-77, prima che lo stesso Greer metta in ghiaccio la vittoria dalla lunetta (85-83 il finale con Tusek che segna inutilmente sulla sirena). David Hawkins riceve il premio di MVP del torneo, ma sceglie di cederlo a Greer, amico ed ex-compagno ai tempi del college a Temple, in segno di onore e rispetto.

Mimmo Morena: il capitano sventola-asciugamani

Quando Napoli avverte che c’è qualcosa di importante, con il suo pubblico, fa sempre sentire la propria spinta. Tornare con la Coppa da Forlì, Coppa vinta in un palazzetto che è stato mio per un anno, con oltre 3.000 napoletani venuti a sostenerci con le famiglie, che ci hanno poi scortati in tangenziale, è stata una emozione incredibile.

Domenico “Mimmo” Morena
Domenico Morena, Carpisa Napoli 2005-06
Domenico Morena, Carpisa Napoli 2005-06

A sollevare la Coppa con la fascia di capitano c’è Domenico “Mimmo” Morena, emblema del basket napoletano e italiano degli anni ’90 e 2000. Uno dei primi lunghi moderni, capaci di unire al fisico una buona mano dalla distanza, fondamentale migliorato nella parte finale della carriera, Morena gioca 20 stagioni in Serie A, 14 delle quali indossando la maglia del Napoli Basket: si è ritirato a 46 primavere suonate, dopo aver vestito la maglia della nazionale over 45 (e aver vinto un oro mondiale) e aver continuato a insegnare pallacanestro anche in Serie C, a Ostuni, che l’ha onorato regalandogli la cittadinanza onoraria. In ogni allenamento, in ogni partita, Mimmo Morena ha sempre dato tutto quello che aveva, gettando il cuore sul parquet e superando spesso i suoi limiti tecnici e fisici con una grinta e una passione con pochi eguali: leader carismatico della squadra, uomo-spogliatoio per eccellenza, lo ricordiamo in maniera un po’ appannata nelle ultime battute della carriera nel ruolo di “sventola-asciugamani”. Si diceva che nessuno sventolasse asciugamani in panchina come Mimmo Morena, nessuno avesse così tanta passione per la propria squadra e per i propri compagni come il mitico capitano di Napoli. Ed è difficile dimostrare il contrario.

scritto da Daniele Fantini