L’Olimpia Milano ritrova il suo jolly: il valore incalcolabile di Shavon Shields

34 punti (career-high in Eurolega) nella gara-5 contro il Bayern Monaco che ha spedito l’Olimpia alle Final Four per la prima volta dal 1992. 19 nella trasferta vincente a Sassari. Altri 35 (career-high in Serie A) nel successo sulla Virtus Bologna che ha rilanciato Milano nella corsa al primo posto in regular-season. 16 in 26 minuti da MVP nel primo atto della serie-playoff contro Trento, dal valore emotivo triplo per aver ritrovato la squadra che gli ha permesso di esplodere e compiere il salto a livello internazionale. 25 con 9/11 al tiro in gara-1 con Venezia, ricomparso dal nulla dopo dieci giorni di stop che avevano fatto temere il peggio ai tifosi dell’Olimpia, terrorizzati dall’eventualità di non vederlo, o soltanto a mezzo servizio, nelle Final Four di Colonia.

Shavon Shields non ha sbagliato nessuna delle gare cruciali in questo finale di stagione. Anzi, le ha dominate tutte. Confermando quella crescita straordinaria che, da scintilla impazzita di una grande outsider come quella Trento di Maurizio Buscaglia, capace di arrivare in finale-scudetto facendo soffrire la prima versione dell’Olimpia di Pianigiani, lo ha portato a diventare un giocatore di rilievo anche sul palcoscenico più importante d’Europa, come confermato da quell’inclusione nel secondo quintetto d’Eurolega che forse sta anche un po’ stretta, considerando che, davanti a sé, si è ritrovato quel Vladimir Lucic battuto proprio nella serie playoff contro il Bayern Monaco (e, più in generale, cinque volte su sette in stagione).

Trento, Vitoria, Milano: una crescita a tappe in ambienti ideali

La sua esplosione, graduale, è figlia di un processo chiaro, fatto di tappe raggiunte e conquistate anno dopo anno. Merito di coach Buscaglia, bravo nel responsabilizzarlo in un ruolo di primo piano all’interno del suo sistema di grit and grind all’italiana con Trento. Merito di coach Dusko Ivanovic, capace di instillargli quella fiducia necessaria per permettergli di esprimersi con impatto anche a livello internazionale a Vitoria. Merito di coach Ettore Messina, che ha completato l’opera rendendolo un tassello-chiave di un sistema che poggia le basi sulla coesione del gruppo, sulla forza difensiva e su un attacco che dà grande spazio alla creatività degli esterni sul perimetro.

Se Messina ha trovato in Shields un interprete perfetto per la sua filosofia di pallacanestro (anzi, potremmo forse anche azzardare lo specimen per eccellenza), Shields ha trovato in questa Milano l’ambiente ideale per esprimere, esaltare e veder valorizzate le sue caratteristiche principali. Non parliamo soltanto di tecnica, miglioratissima negli ultimi due anni soprattutto nella sicurezza e precisione nel tiro da fuori (il mid-range, di cui ormai è un grande artista, era una caratteristica già molto evidente nel suo inizio di carriera a Trento), ma anche e soprattutto di qualità fisiche e caratteriali di un giocatore che si spende, con la stessa fame di vittoria, su entrambe le metà del campo. E, se ci pensate, quei sistemi di Buscaglia, Ivanovic e Messina in cui Shields è maturato, cresciuto ed esploso, condividono molte caratteristiche comuni negli aspetti difensivi e di coesione del gruppo.

Attacco e difesa: il valore incalcolabile di Shields per questa Olimpia

Scemata la paura per quello strano infortunio sofferto in gara-1 con Trento che lo ha tenuto ai box per il resto di una serie in cui avrebbe fortemente voluto continuare a essere grande protagonista, il pieno recupero di Shields restituisce a Messina il suo jolly per eccellenza nella fase più calda della stagione, quella in cui, in un tour de force pazzesco, l’Olimpia volerà a Colonia nel bel mezzo di una semifinale-scudetto che, secondo le indicazioni fornite dal primo atto, sembra destinata ad allungarsi con grande dispendio di energie fisiche ed emotive, all’interno di uno scontro da scintille tra due squadre che hanno fatto della qualità difensiva e della compattezza del gruppo il proprio mantra per tutta la stagione. Michael Roll, scongelato per chiudere la serie contro Trento, lo ha sostituito in maniera più che egregia, ma il valore aggiunto da Shields a questa Olimpia è, in questo specifico momento della stagione, quasi incalcolabile.

Milano ha ritrovato una bocca offensiva di razza, capace di colpire in ogni modo possibile (dall’arco, nel mid-range e in avvicinamento a canestro sfruttando la superiorità fisica sul perimetro, come successo anche nell’ultima azione di gara-1) e di togliere da eventuali secche un attacco che, pur potendo contare su tanti interpreti di qualità, non ha sempre girato al meglio negli ultimi due mesi. Ma, soprattutto, ha ritrovato quello stopper difensivo d’eccellenza su cui poter ricostruire quella sorta di “triangolo d’oro” con Malcolm Delaney e Kyle Hines, base pregiata dei tanti successi di rilievo conquistati in questa stagione. Con Shields, l’Olimpia recupera un giocatore perfetto sui cambi difensivi (base dei sistemi moderni) e un jolly sguinzagliabile in qualsiasi posizione sul perimetro (playmaker compresi), dove la Reyer, così come le squadre che arriveranno nei prossimi giorni a Colonia, hanno talento abbondante da frenare.

scritto da Daniele Fantini