Moraschini MVP: Milano in semifinale con la profondità del roster

Domenica 16 maggio 2021

In gara-1 è stato la grande sorpresa, secondo soltanto a brillante (ma sfortunatissimo) Shavon Shields. In gara-2 è stato MVP, scrivendo il suo season-high (15). In gara-3 si è confermato, anzi, forse anche superato, aggiungendo ai suoi 13 punti senza errori al tiro, anche 9 rimbalzi (massimo in carriera) per un 24 complessivo di valutazione (altro season-high). Riccardo Moraschini è esploso in maniera forte e improvvisa nella serie con Trento, prendendosi il merito di elemento più determinante anche e soprattutto per quanto aggiunto a livello di intangibles, non contabilizzabile con le semplici statistiche numeriche: impatto, intensità, fisicità, importanza nella metacampo difensiva e capacità di riscoprirsi giocatore-clutch, ricalcando le orme della straordinaria esperienza vissuta due anni fa a Brindisi, quando fu miglior italiano del campionato.

L’exploit di Moraschini ha guidato, più in generale, il grande valore-extra fornito dalla panchina all’interno di una serie in cui è emersa la vera differenza di profondità di roster tra Milano e l’avversaria, in maniera molto più netta e marcata di quanto visto nelle Final Eight di Coppa Italia, stra-vinte sì dall’Olimpia ma grazie soprattutto alla qualità dei primi sette uomini della rotazione, gli stessi che, tendenzialmente, hanno fatto la differenza anche nella grande cavalcata verso le Final Four di Eurolega. A una Trento che ha girato praticamente in sette, Milano ha potuto opporre una vera rotazione completa a dieci, trovando forze fresche, importanti e d’impatto dalla panchina. Non a caso, l’Armani ha costruito i parziali per incanalare la partita sulla propria sponda nei secondi quarti, dove ha saputo sfruttare i vantaggi derivanti dalla qualità e dalla profondità del roster.

Tralasciando la forza di Sergio Rodriguez e Gigi Datome (che non scopriamo certo oggi…), al grande impatto di Moraschini si è aggiunto quello di Paul Biligha in vernice, a conferma di un periodo di ottima forma fisica e mentale cominciato già nella parte finale della regular-season. La presenza, la fisicità, l’atletismo e la forza difensiva di Biligha attorno al ferro hanno permesso a coach Messina un’ottima gestione delle forze di Kyle Hines senza perdita di sostanza in vernice: nelle prime due gare si è dimostrato importante anche in attacco, con quel tiro dai cinque metri che sta sempre più interiorizzando per ampliare il gioco. Risposta convincente anche da Michael Roll, scongelato dopo l’infortunio di Shields ma ormai perfettamente calato nel ruolo di Mr. Utilità, pronto a fornire solidità ed esperienza su entrambi i lati del campo ogni volta in cui viene chiamato in causa anche nella scomoda situazione di dentro-fuori dalle rotazioni.

Se a questi aggiungiamo anche Andrea Cinciarini e Jakub Woiciechowski, due giocatori che hanno avuto spazio molto limitato nella serie ma che in realtà potrebbero godere di un minutaggio molto più ampio nella stragrande maggioranza delle squadre del nostro campionato, allora può emergere sì quella profondità del roster che la regola del 6+6 tende invece a livellare, impedendo alle squadre impegnate nelle coppe (e l’Olimpia non è la sola a fare turnover) di schierare le pedine migliori. Profondità che, nel corso del campionato, non è sempre stata così limpida per Milano, soprattutto nei match-clou della stagione.

scritto da Daniele Fantini