Openjobmetis Varese-AX Armani Exchange Milano 70-96

Domenica 6 dicembre 2020

Era un po’ che non vedevo giocare Varese, dopo i due derby di Supercoppa (che hanno lasciato onestamente il tempo trovato…) e un’altra partita sparsa tra oggi e l’inizio del campionato. Non ho mai avuto una buona impressione, e il terzo derby stagionale non mi ha fatto cambiare idea. Anzi.

Quest’anno Varese è la squadra che tenta più triple in tutto il campionato, 32.3 di media a partita, tante quante i tiri da due. Lo faceva anche l’anno scorso, quando i tiri pesanti erano ancora più numerosi (33.5) e superiori alle conclusioni in area (29.9). Ora, il fatto che tirare da tre punti sia un vantaggio nella pallacanestro moderna è indiscutibile, ma scagliarne un numero abnorme no. La Varese dello scorso anno di Attilio Caja era leggera e necessariamente perimetrale, sì, ma capace di costruire tiri dall’arco di qualità. Vuoi con un gioco semplice, fatto di tante mezze ruote, rimpiazzi e hand-off, ma comunque sensato ed efficace quantomeno per il livello della nostra Serie A. Sarò anche influenzato dall’averla vista (giocare male) per ben tre volte contro Milano, ma la Varese di quest’anno mi dà l’impressione di essere una squadra che, anziché costruire per tirare, tira prima di costruire.

A Varese sono molto delusi da Michele Ruzzier. Le statistiche sono scadenti, è vero, ma mi domando come possano essere diverse per un giocatore di quel tipo calato in quel sistema. A Cremona, Ruzzier era un giocatore di corsa e di pick’n’roll, cosa che a Varese non può fare, non avendo un singolo lungo efficace in quella situazione. E nel basket moderno, senza un buon bloccante-rollante, diventa complicato creare vantaggi dal palleggio, muovere la difesa, aprire il campo e costruire anche la più elementare azione di penetrazione, scarico, extra-pass, tripla dall’angolo con spazio. Contro Milano ho visto tanto pick’n’pop, triple prese uscendo da un pin-down o, peggio ancora, dal palleggio come Toney Douglas. E il risultato sul tabellone parla in modo abbastanza chiaro.

La palla a due tra Openjobmetis Varese e AX Armani Exchange Milano
La palla a due tra Openjobmetis Varese e AX Armani Exchange Milano (Eurosport Player)

Di quei 32.3 tiri da due a partita, 10.7 (un terzo esatto) sono di Luis Scola. I post-up del Señor fungono quasi da unica alternativa a quelle triple di cui abbiamo appena parlato e lo rendono, a 40 anni, il miglior marcatore della Serie A con 22.9 punti a partita. In 10 partite, tutte in doppia cifra, sono arrivati 7 ventelli e un trentello. Va bene la qualità del giocatore, perché di Scola ne nasce uno ogni cent’anni, ma in questi numeri c’è qualcosa che non va, considerando anche il fatto che l’anno scorso, in una squadra organizzata e vincente come Milano, ne segnava meno della metà (11.2) avendo comunque un ruolo di spicco nell’attacco. Purtroppo, causa covid, non ho ancora avuto la chance di rivederlo dal vivo in maglia Varese, ma quello percepito oggi attraverso le immagini dello schermo mi è sembrato uno Scola triste. Ha senso ammassare ventelli in un contesto così modesto? Anche se fosse animato dal desiderio bruciante di riscrivere la storia con la sua quinta Olimpiade (se mai si farà…).

Milano, invece, ha tenuto fuori Sergio Rodriguez (infortunato) più Malcolm Delaney e Kyle Hines (per turnover). Un terzetto che, la butto lì, con altre due ali di qualità potrebbe tranquillamente formare l’ossatura del quintetto base di una squadra campione di Eurolega. Eppure ha vinto di 26 punti, nel sonno. Certo, c’è poco da dire, considerando il divario fisico e atletico che ha reso Zach LeDay e Kaleb Tarczewski dominanti e immarcabili per l’intera partita. O meglio, Tarczewski ha fatto quello che mi aspetterei sempre da lui in un contesto molto abbordabile per le sue caratteristiche come il campionato italiano, eccezion fatta per le 3-4 squadre d’alta classifica, ma mi ha sorpreso estraendo qualcosa di nuovo sul suo repertorio, come quel paio di jumper dalla media distanza presi con fiducia e segnati. E se davvero riuscisse a inserire quel tipo di conclusione nel suo arsenale, cosa che a Milano sperano da tempo, allora gli scenari potrebbero cambiare anche in Eurolega.

Una parola di elogio anche per Andrea Cinciarini, non entrato nella sconfitta di venerdì contro il Panathinaikos nonostante l’assenza del Chacho, ma bravo nel farsi trovare pronto per guidare la squadra da titolare a Varese, da grande professionista e, soprattutto, grande Capitano.

scritto da Daniele Fantini