Real Madrid-AX Armani Exchange Milano 76-80

Oggi è uno di quei giorni. Di quelli in cui ci sarebbero così tante cose da dire che non sai nemmeno da che parte iniziare. Si potrebbe partire dai 17 punti in 14 minuti di Sergio Rodriguez, killer duplice in stagione della sua ex-squadra dopo i 25 dell’andata, ma sarebbe quasi scontato. Perché, dal Chacho, quelle cose te le aspetti. Così come le zampate di Kyle Hines, e quella manona messa lì, a un minuto dalla fine, per artigliare il pallone del +8. Così come le tante piccole, belle cose di Zach LeDay, uno che definire “sorpresa” è ormai anacronistico da quanto è regolare e costante nella sua solidità.

E allora, forse, è meglio raccontare quelli di cui si chiacchiera meno. O non si parla proprio. A cominciare da Malcolm Delaney. Beh, ma questo è un gran nome, direte voi. Certo, ma non esattamente nel momento migliore della sua stagione. Ieri, invece, si è rivisto il Delaney vero, lo stesso capace di affondare il Maccabi sul suo campo. Il linguaggio del corpo parlava per lui: concentrato, volitivo, elettrico, in partita, pronto a punire il minimo errore della difesa. Quel paio di pennellate in penetrazione con cui ha rintuzzato quel parzialone di 19-2 di cui si parlerà, in estasi, per il prossimo decennio, sono quasi un corollario a una serata di personalità travolgente. Difesa compresa. Perché Rodriguez avrà anche prodotto canestri come in fabbrica di montaggio, ma dall’altra parte, contro quel serprente intramontabile di Jaycee Carroll, ha sofferto eccome.

Poi si potrebbe proseguire con Kaleb Tarczewski. 19 minuti e 44 secondi in campo, mai così tanti in questa stagione, dove sta soffrendo la concorrenza interna di Hines e LeDay, in grossa involuzione mentale, più che fisica o tecnico-tattico, rispetto alla crescita dello scorso anno. Quasi 20 minuti, ma pienamente meritati, per fronteggiare il centro più pericoloso, fastidioso e inattaccabile di tutta Europa, quel Walter Tavares capace, da solo, di ancorare un’intera difesa di livello-top in Eurolega. Quel Tavares di fianco a cui, nonostante i suoi 213 centimetri, Tarczewski prendeva le sembianze del fratellino piccolo, un po’ sfigato. Eppure, lo ha tenuto lì. Provando anche, con qualche jumper dalla media, a stanarlo da quell’area che occupa da parte a parte allargando soltanto le braccia. Ne ha infilati due, a memoria probabilmente un career-high.

Di Gigi Datome avevamo già parlato bene nelle trasferte di Istanbul, rivitalizzato nella sua vecchia città dopo l’infortunio che lo ha costretto a saltare tre partite. Avevamo ripreso il discorso domenica scorsa, quando aveva sparato quelle quattro triple in fila per ribaltare una partita quasi persa contro Pesaro, ed è d’obbligo continuarlo oggi. Perché quel secondo periodo illuminato da quella fiammata da 9 punti quasi consecutivi è cosa per intenditori veri. Quelle due giocate in svitamento dalla media distanza in post-up, con cui ha portato a scuola un artista puro del post-up come Gabriel Deck, sono l’essenza per cui Messina lo ha corteggiato per un anno intero pur di averlo lì, pronto in panchina, anche per soli quindici minuti a sera. Tra l’altro, le stesse identiche giocate con cui, all’andata, aveva ammazzato Rudy Fernandez all’inizio del quarto periodo. Per non parlare dei cinque rimbalzi raccolti, massimo in stagione e argomento che ci permette di introdurre il punto successivo, lasciato in ultima sede proprio per importanza.

Riccardo MoraschiniCareer-high da 10 rimbalzi in Eurolega. Scritto in una serata in cui non è semplicemente tornato in rotazione dopo quattro partite di esclusione totale, ma in cui è stato titolare e con il minutaggio più ampio della stagione (25’41”). Quest’anno aveva collezionato soltanto un’altra partenza in quintetto, proprio contro il Real nella gara d’andata, e, esattamente come in quella serata di tre mesi fa, si è fatto trovare pronto, senza esitazioni. Il suo box-score non dice molto, perché due punti segnati sono nulla, ma quei 10 rimbalzi difensivi hanno fatto la differenza, essenza della grinta, della fisicità, della concentrazione che ha profuso, in ogni istante, sul parquet. Perché va bene tenere Tavares lontano dall’area, ma poi a rimbalzo bisogna andarci, anche e soprattutto in aiuto con gli esterni. Il rischio, altrimenti, è finire come la scorsa settimana, sotterrati da una quantità abnorme di secondi possessi concessi al CSKA. Statistiche alla mano, Milano è la squadra più debole a rimbalzo di tutta Europa, ma con i 10 di Moraschini ha vinto la battaglia sotto i tabelloni, in trasferta, contro il Real Madrid di Walter Tavares. C’è un modo migliore per festeggiare le 30 candeline? Auguri, Morasca!

scritto da Daniele Fantini