Road to Vitoria • Day 1

Hendaye, 16 maggio 2019

Arrivare a Vitoria è molto semplice. La città è servita da un aeroporto internazionale, proprio a fianco. O, in alternativa, da quello di San Sebastian, sulla costa dei Paesi Baschi, a circa 130 km di macchina. Ma se fate parte dell’altro gruppo, di quelli che pensano che l’importante sia il viaggio e non la destinazione, allora potreste cominciare l’avventura viaggiando verso Vitoria. Con una piccola premessa: vi servirà tempo, molto tempo. Tempo per viaggiare, per guardarvi intorno, per scoprire tutte quelle cose che stanno nel mezzo tra la partenza e l’arrivo. Quelle che, di solito, non considera mai nessuno.

Per arrivare a Vitoria, allora, potreste scegliere il treno. Anzi, due treni. Con la consapevolezza che, comunque, non vi basteranno solo quelli. Il primo corre tra Milano e Parigi, partenza alle 06.00 dalla stazione di Porta Garibaldi e arrivo alle 13.19 a Gare de Lyon, la stazione a sud della città, quella che guarda, appunto, verso Lione. Sette ore e spicci, avevo detto che non sarebbe stato breve. Perché l’alta velocità, in realtà, corre solo nelle due ore finali, tra Lione e Parigi appunto. Prima si va a ritmo di crociera: Milano, Novara, Vercelli, Torino, Oulx, Bardonecchia e poi la Francia: Modane, Chambery, Lione, Parigi. Se la primavera è fredda, come quest’anno, troverete la neve sulle montagne anche a metà maggio. Poi, la campagna francese, con quelle sue ondulature lievi, fino a Paris.

Due treni, avevo detto. L’altro, che corre verso il sud-ovest della Francia, parte da Montparnasse, alle 15.52. Avete tutto il tempo per farvela a piedi e regalarvi uno spaccato pomeridiano di Parigi. Non è la strada più corta, ma forse la più suggestiva: Gare de Lyon, Piazza della Bastiglia e poi il lungo-Senna, con le sue bancarelle, i pittori e i runner parigini, che galoppano il sabato e la domenica mattina. E poi Notre-Dame, perché uno sguardo a quel che resta dopo l’incendio è d’obbligo, per poi svoltare giù, verso il Pantheon, i Giardini del Lussemburgo e ricongiungersi con Boulevard du Montparnasse. La stazione è in fondo al viale, lunghissimo. Non potete sbagliare.

La cattedrale di Notre-Dame di Parigi dopo l’incendio che ha distrutto tetto, vetrate e guglia centrale.

Da Parigi si va a Sud: con la TAV, si arriva a Bordeaux in un paio d’ore, volando in piena campagna, su un terreno liscio come l’olio. Qui, il miraggio dell’alta velocità si sbriciola, e il ritmo di crociera ritorna viaggiando verso la costa che si affaccia sul Golfo di Biscaglia. Dax, Bayonne (è terra di rugby, e potrete vedere i campi dalla ferrovia), Biarritz, Saint-Jean-de-Luz fino a Hendaye, attraversando boschi, prati e serpeggiando tra enormi pale eoliche, perché i venti dell’Atlantico, qui, si fanno sentire. L’arrivo stimato, se tutto va bene (ma difficilmente è così) è per le 20.31. Con calma.

Hendaye (pronunciato Øndai) è l’ultima città francese prima del confine spagnolo, segnato dallo scorrere del fiume Bidassoa. Sarebbe anche una bella cittadina estiva che si affaccia su una baia ventosa, un posto perfetto per praticare il surf, ma siamo a metà maggio e, per di più, con la caratteristica che contraddistingue i Paesi Baschi. Piove. E pare non smetterà per tutto il weekend.

Per cenare non dovreste aver problemi. Con salumi e formaggi non sbagliate, e nemmeno con la birra basca, la Akerbeltz, che per colore, gusto e gradazione ricorda quelle belghe, ma leggermente più fresca e dissetante. Poi, si dorme. Domani c’è un confine da attraversare.

scritto da Daniele Fantini