Simone Fontecchio debutta col Baskonia: il posto giusto per diventare grande

29 agosto 2021

Articolo originale pubblicato su Eurodevotion.com

Decollato a Berlino, esploso in maglia azzurra con annessa trasformazione in “Splash Fratello” alle Olimpiadi di Tokyo (miglior marcatore tra i giocatori senza esperienza NBA con 19.3 punti a gara), e ora pronto a testarsi (e confermarsi) al gradino successivo a Vitoria. La nuova sfida di Simone Fontecchio è un insieme intrigante di spunti e intrecci. Perché il Baskonia non è soltanto squadra con chiare ambizioni di playoff nella stagione di Eurolega in arrivo, ma anche tradizionale scuola per prospetti internazionali, trampolino di lancio per tanti giocatori poi visti brillare anche ai piani superiori, dalla nidiata degli argentini dello scorso decennio fino agli esempi più recenti di Shane Larkin, Mike James, Shavon Shields e del nostro Achille Polonara. 

Il Gran Maestro è allo stesso livello, se non superiore, di quell’Aito Garcia che ha trasformato Fontecchio nella sua prima annata all’estero a Berlino: Dusko Ivanovic è un coach di vecchia scuola e vecchio stampo, severo, duro, esigente e iper-critico, ma, dietro alla maschera da sergente di ferro, si nasconde un uomo pienamente innamorato del suo lavoro, straordinario nel valorizzare e responsabilizzare i giocatori nel loro potenziale break-out year. Esattamente quello di cui Fontecchio ha bisogno in questa stagione. 

Il primo impatto ufficiale in maglia Baskonia nel torneo di Cagliari (vinto superando Napoli e Sassari) è stato altalenante, com’era anche prevedibile che fosse. Fontecchio dovrà trovare la sua nuova dimensione affrontando un periodo di transizione che ha compreso realtà molto differenti: da uomo-collante con sprazzi di libertà offensiva a Berlino, a prima punta con l’Italia di coach Meo Sacchetti, a elemento di rotazione importante in una squadra con tanti elementi di livello (anche sul perimetro e nel suo stesso ruolo) e una spiccata anima fisica e difensiva, aspetti già evidenti nella passata stagione. 

Dopo lo 0 al debutto contro Napoli in 18 minuti opachi dalla panchina, Fontecchio ha affilato le lame nella seconda partita contro Sassari: lanciato in quintetto, è stato maggiormente coinvolto come arma offensiva a doppio taglio, sia come tiratore sugli scarichi che come ala fisica per sfruttare i mismatch nelle situazioni di post-up. Ne è uscita una partita solida, concreta, in doppia cifra (10 punti in 21 minuti) e, soprattutto, forte di un brillante +26 di plus/minus, secondo dato migliore della squadra dopo il +36 di un Landry Nnoko troneggiante in vernice. 

Il substrato generale di inserimento appare favorevole alle sue caratteristiche. Ivanovic ama giocare con esterni alti e fisici (da Giedraitis a Marinkovic e Sedekerskis, ma anche Baldwin e Granger in cabina di regia) e soprattutto affidabili nella metacampo difensiva, dove ha già richiesto grande attenzione e intensità sfoderando una serie di trappole a centrocampo, show forti sul palleggiatore nelle situazioni di pick’n’roll centrale e raddoppi provenienti dal lato debole sulle ricezioni in post-basso. È facile intendere come Fontecchio abbia pedigree e qualità tecnico-fisiche perfette per questo tipo di pallacanestro. 

Sul ruolo bisognerà attendere la naturale formazione dell’amalgama di squadra nelle prime partite, ma è probabile che Ivanovic adotti un sistema più fluido rispetto a quello molto standardizzato della passata stagione, in cui ha dovuto convivere con un roster meno profondo e minori alternative. Il reparto esterni è ricco di qualità, fisicità e talento, e Fontecchio potrà essere utilizzato sia come titolare ma anche come uomo di sostanza in uscita dalla panchina, con un minutaggio elevato. Importante sarà riuscire a cogliere ogni occasione, come fatto a Berlino e in azzurro.

scritto da Daniele Fantini