Spacing e movimenti senza palla: come Marco Belinelli fa la differenza

Una squadra si forma da un mix di diversi elementi. Ci sono i gregari, i buoni giocatori, gli ottimi giocatori e, sopra tutti, i giocatori che fanno realmente la differenza. È facile pensare che una squadra composta interamente da giocatori dell’ultimo gruppo sia automaticamente vincente, ma in realtà non funziona così. Serve la giusta miscela, il corretto equilibrio. Una tradizione di stampo NBA ci ha educato, nel tempo, a pensare che, per vincere, i giocatori appartenenti all’ultima categoria debbano essere tre, come i Big-Three che si sono succeduti attraverso le epoche. In realtà, ne sono sufficienti anche due, se contornati dai giusti pezzi del puzzle. Per quelle tessere non è un problema, la Virtus le ha da tempo. Ora, però, con il Beli al fianco di Teodosic, ha anche i Big Two per fare il salto definitivo nell’Europa che conta.

Marco Belinelli ha giocato soltanto una ventina di minuti al suo esordio assoluto in Eurocup, pochi per un giocatore della sua risma, ma sufficienti per confermare un’ipotesi che, in realtà, aveva ben pochi dubbi da fugare: a questo livello, il Beli è uno di quei giocatori che fa la differenza. 25 punti, 5 rimbalzi, 9 falli subiti, 29 di valutazione: in poco più di due quarti, ha ammucchiato numeri che la maggioranza di colleghi e avversari scriverebbe in tre-quattro partite intere, il tutto accompagnato da una naturalezza estrema. In quell’exploit da 17 punti in 9 minuti che hanno sorretto il maxi-break decisivo nel secondo periodo, Belinelli non ha forzato nulla, prendendo solamente quello che la partita gli concedeva in quei momenti. Chiaro, ai giocatori che fanno la differenza, la partita tende sempre a concedere molto, soprattutto in quelle pieghe che un giocatore normale non saprebbe cogliere né sfruttare. Fin troppo elementare: altrimenti, dove starebbe questa dannata differenza?

Muoversi senza palla: Marco Belinelli è un Maestro

Tra due mesi, Belinelli festeggerà il suo compleanno numero 35. Milos Teodosic lo seguirà a ruota, con 34. Resistenza, reattività e freschezza non sono più quelle dei tempi migliori, ma le carte d’identità dei Big Two, per il momento, non sono un problema. In tredici stagioni in NBA, il Beli ha appreso e perfezionato un sistema di fondamentali non affinabile a quel livello in Europa, per le ovvie differenze di gioco e, soprattutto, di spaziature nel campo: parliamo dei movimenti senza palla, un aspetto tra i più complessi da imparare e tra i meno appariscenti all’occhio poco allenato di chi guarda. Ma sono quei movimenti che permettono ai grandi attaccanti di fare la differenza rispetto al resto della compagnia.

Un giocatore come Belinelli ha, tendenzialmente, un uomo in marcatura faccia-a-faccia per gran parte della partita, come successo anche al suo esordio in coppa contro Lubiana. Un difensore aggressivo, che usa il fisico, che crea contatti per innervosirlo, che cerca di giocare d’anticipo per togliergli le linee di passaggio ed escluderlo il più possibile dal gioco, o costringerlo a ricevere da fermo o in zone di campo in cui è meno efficace. E qui entra in azione quel bagaglio tecnico che rende il Beli così speciale. Seguitelo muoversi lontano dal pallone e scoprirete un mondo fatto di uscite dai blocchi, riccioli, back-door, utilizzo del corpo, degli angoli, delle virate, delle esitation, di quei cambi di ritmo lento-veloce capaci di scardinare anche le difese più aggressive. Il tutto gestito in maniera armonica con lo sviluppo dell’azione, il posizionamento dei compagni, l’equilibrio della squadra in campo. Se spacing e timing, ossia corretto utilizzo degli spazi sul campo e sincronia nei movimenti di palla e uomini, sono la base di ogni attacco vincente, Belinelli è un modello da studiare in pieno.

Questione di spacing: come massimizzare l’efficacia di Belinelli

Dopo la partenza in quintetto al debutto assoluto contro Milano, Belinelli è sempre stato impiegato come ultimo uomo della rotazione da Sasha Djordjevic. Il messaggio è chiaro. Bologna ha inserito un giocatore di livello super, ma, prima di lui, esisteva comunque un sistema funzionante e ben rodato. La transizione dovrà essere graduale, armonica e progressiva, toccando e modificando in maniera lenta gli equilibri pregressi così da raggiungere l’apice nel momento clou della stagione, senza scossoni interni allo spogliatoio. Ma qual è la situazione ideale per il Beli?

Campionato ed Eurocup, specialmente nella seconda fase, dove il livello si alza in maniera notevole, sono due ambienti molto distanti, per qualità delle avversarie, sistemi di gioco, fisicità e forza delle difese. Il break con cui la Virtus ha piegato Lubiana all’esordio nelle Top 16 è coinciso sì con l’ingresso in campo di Belinelli ma anche e soprattutto con la scelta di Djordjevic di abbandonare l’assetto classico e tradizionale per adottare un quintetto più leggero, che desse maggior reattività e versatilità difensiva e, soprattutto, migliori spaziature in attacco. E proprio con quello spacing, rifacendoci al discorso di prima, il Beli ha potuto dare il meglio di sé, avendo più campo a disposizione per i suoi movimenti senza palla e per attaccare creando dal palleggio. Perché i punti gli escono dalle mani con grande naturalezza, ma anche la visione di gioco, a questo livello, è di qualità eccelsa.

scritto da Daniele Fantini