Umana Reyer Venezia-AX Armani Exchange Milano 69-63

Domenica 28 marzo 2021

Un mese e mezzo fa, dopo la conquista della Coppa Italia con quella serie di partite stra-vinte con forza straordinaria (compresa la semifinale contro la Reyer Venezia), mi ero soffermato su come il trittico Rodriguez-Datome-Hines (ossia quelli che, in carriera, hanno vinto almeno una volta l’Eurolega) facesse la differenza in maniera netta nel nostro campionato. Oggi, con tutti e tre tenuti a riposo assieme al convalescente Malcolm Delaney, mi chiedo che Milano sia.

Nonostante tutto, pur senza tutti i big e in un momento di involuzione fisica e psicologica tremenda, c’è stata partita. Una partita bruttissima, intendiamoci. Ma c’è stata. Che poi Venezia l’abbia portata a casa, era abbastanza evidente sin dalla metà del secondo periodo. Era un’Olimpia troppo spuntata, troppo rimaneggiata e rivista per poter realmente essere competitiva, in trasferta, fino alla fine. Questo mi porta a un paio di considerazioni: 1) nonostante tutti i problemi di cui abbiamo parlato sopra, Milano ha una profondità di panchina e una quadratura generale molto più importante di quello che posso pensare. 2) Venezia (senza Bramos, ricordiamo) è meno forte di quel che posso pensare. Ma non credo. Oppure, ipotesi migliore, è psicologicamente fragile negli incroci con l’Olimpia. D’altronde, prima di questa vittoria, era pur sempre 0-3 in stagione, comprese le due gare dentro-o-fuori nelle Final Four di Supercoppa e Coppa Italia. E questa vittoria, pur con tutti i crismi del caso, può essere di grande aiuto per il morale nel prosieguo della stagione e per un incrocio (probabile) in una serie playoff.

La palla a due tra Kaleb Tarczewski e Mitchell Watt che apre Reyer Venezia-Olimpia Milano

Come ho detto poco fa, è stata una partita brutta, figlia di una tensione tagliabile col coltello. E credo sia anche difficile parlare di forza e qualità delle difese davanti ad attacchi così confusionari, slegati e con scarsa inventiva. A livello tecnico-tattico ho apprezzato poco, se non pochissimo, su entrambi i fronti. A livello individuale, invece, molto di più. A partire da Austin Daye. Dopo tante gare in cui è stato l’ombra di se stesso, attanagliato da un’involuzione preoccupante, l’ho rivisto recuperare i suoi istinti offensivi migliori, con quelle giocate di tecnica, classe e personalità d’altro livello. Pochissimi, nel nostro campionato, hanno quella sua capacità straordinaria di segnare, da fermo, improvvisamente, sparando sulla faccia dell’avversario. Top.

Bravo Daye, bravo anche Mitchell Watt. Ma anche qui, non scopriamo nulla di nuovo. Almeno dal mio punto di vista. Poche squadre hanno a disposizione uno o più uomini capaci di opporsi alla fisicità di Milano. La Reyer, con Watt, è una di queste. Oggi è stato marmoreo, davanti e dietro. Ottimo anche Gasperone Vidmar, in una delle sue migliori uscite della stagione, così come Wes Clark, che vedo sempre più inserito e con impatto sempre maggiore nei meccanismi di De Raffaele. Devo ammetterlo, per me è stata una mezza sorpresa. Quando è arrivato, a stagione inoltrata, non credevo potesse avere tutta questa efficacia.

Milano non so quando sia giudicabile in questo assetto senza big e grandi veterani. Però non ho visto un copione molto differente da quello delle ultime uscite. Quello di una squadra in crisi prima mentale che fisica, sfiduciata in tutti i suoi protagonisti principali. Anche oggi, né Shavon Shields, né Kevin Punter, né tantomeno Zach LeDay (il più in difficoltà di tutti) hanno mostrato segni di ripresa.

Un ultimo appunto, credo doveroso, sul metro arbitrale. Cinquanta falli fischiati, più un tecnico a Messina. Cinquanta. Per una partita tesa, sì, ma di una pochezza tecnica enorme. Il grosso del problema non sta nemmeno nel numero di fischi spropositato, ma nella differenza di metro tra la partita della domenica di Serie A e quella infrasettimanale di Coppa. Milano, in Eurolega, è abituata a ben altro genere di arbitraggi. Così come Venezia in Eurocup. O ci si uniforma, fischiando in Italia alla stessa maniera europea, oppure si rimane indietro, molto indietro rispetto alla concorrenza…

scritto da Daniele Fantini