Umana Reyer Venezia-Joventut Badalona 75-89, le telecronache in smartworking al tempo del covid

martedì 8 dicembre 2020 • (Eurosport Player)

Come la stragrande maggioranza delle cose, giornalismo e covid non sono un binomio vincente. Se mai vi foste chiesti se la nostra attività sia cambiata in tempo di pandemia, la risposta è una sola: sì, decisamente sì. Mai e poi mai mi sarei immaginato di commentare una partita dal divano di casa, con il pc attaccato allo schermo della TV e un mixerino portatile. Specialmente una telecronaca a due voci, con Marco Mordente attaccato, allo stesso modo, da casa sua, a centinaia di km di distanza. Eppure, con un programma di registrazione audio, uno di trasmissione di feed video e un altro mixer in regia, si può fare.

Come spalla tecnica, Mordente è stato eccezionale. Certo, è mancato il contatto umano nella preparazione del pre-partita e l’intesa che si può creare nell’alternanza degli interventi dettata semplicemente dalla prossemica, ma la sincronia è sempre stata perfetta. Chiaro, aiuta molto lavorare con un grande personaggio sportivo, in grado di parlare di basket per ore senza fermarsi mai, ma, soprattutto, con una persona che sa stare nei propri spazi, mai invasiva, puntuale e precisa negli interventi.

La postazione “da salotto” per le telecronache in smartworking al tempo del coronavirus.

Spiace che, per la partita più importante che abbia fatto quest’anno, ci siamo ritrovati una Reyer suo malgrado spolpata fino all’osso per una beffarda congiunzione tra infortuni e contagi da coronavirus. È stata comunque l’occasione per dare un’occhiata ai talenti prodotti da uno dei settori giovanili più importanti d’Italia e d’Europa, non a caso l’unico, assieme alla Stella Azzurra, a partecipare al Next Generation Tournament di Eurolega.

Davide Casarin è un ragazzo che, ormai, conosciamo molto bene. Fisico e fame di emergere sono le doti che colpiscono in maniera maggiore, e non sono preoccupato dai dubbi alzati su quale possa essere il suo vero ruolo in una squadra senior. Playmaker o guardia? Il ragazzo gioca in maniera egregia in entrambi, e la versatilità, nel basket moderno, è soltanto un vantaggio. Scoperta interessante è stata invece Leonardo Biancotto, 18enne che ha approcciato la partita in maniera timida, com’era anche lecito aspettarsi, ma che, con il trascorrere dei minuti, ha saputo acquisire sempre maggior fiducia mostrando sprazzi molto stuzzicanti su entrambe le metacampo. Giocare gare come queste, discorso che vale anche per il centrone Luca Possamai, è il metodo migliore per accelerare il percorso di crescita verso un posto nel professionismo.

i canestri di Davide Casarin e Leonardo Biancotto, autori di 19 punti in coppia contro Badalona.

Già, perché dall’altra parte c’è un Badalona che, quest’anno, ha imbastito un progetto molto concreto per rinverdire i fasti di un tempo. Con Badalona ho un legame speciale, essendo stata la prima squadra che ho visto, dal vivo, fuori dai confini italiani, in un lontano maggio 2009. Ero a Madrid, nel vecchio e storico Palacio Vistalegre, con due miei idoli a sfidarsi con casacche differenti: da una parte Jorge Garbajosa, dall’altra il 19enne Ricky Rubio, già fortissimo, titolarissimo e padrone di quella squadra.

Badalona ha prodotto tanti giocatori poi diventati importanti anche a livello internazionale. Vedi il già citato Rubio, ma anche Rudy Fernandez (visto anche lui dal vivo massacrare l’allora Breil Milano al PalaLido negli ottavi di finale di Eurocup del 2004, quando aveva soltanto 19 anni) e Pau Ribas, tornato all’ovile in estate dopo una lunghissima carriera in Eurolega nelle super-potenze spagnole. Il sistema delle cantere ha permesso al movimento spagnolo di diventare il più importante d’Europa: le squadre producono e sviluppano da sé i propri talenti, risparmiando sul mercato e creando una base di appartenenza fortissima, capace di fungere da motivazione extra.

Certo, ci sono anche situazioni, come quella del Baskonia, in cui i talenti vengono sradicati dall’Africa o dall’Est Europa in età tenerissima per essere cresciuti in Spagna e ottenere così un passaporto per formazione cestistica dopo cinque anni, ma se questo sistema ha permesso la creazione del campionato nazionale più importante e spettacolare del mondo dopo la NBA e permesso a tante squadre spagnole di avere una situazione dominante in tutte le coppe europee, mi chiedo: è così difficile provare a replicarlo anche in Italia? È così difficile provare a essere per una volta lungimiranti nella propria programmazione?

Quando guardo Badalona (e negli ultimi mesi mi è capitato più volte grazie alla mia passione per la ACB) vedo una squadra bella, competitiva ma costruita in casa. E probabilmente non è un caso che si chiami Joventut (“gioventù”), considerando la passione nel lavoro di sviluppo dei talenti. Nei 12 a roster contro Venezia, ci sono 8 canterani. E molti di questi sono giocatori di livello. Due di ritorno (il già citato Ribas e Ferran Bassas, altro elemento niente male), e almeno quattro incredibilmente futuribili (Nenad Dimitrijevic, Xabi Lopez-Arostegui, Joel Parra e Arturs Zagars). Il risultato? Badalona è prima nel girone di Eurocup (6-2 e già qualificata) e quinta in campionato (8-3 dietro Real Madrid, Tenerife, Barcellona e Baskonia), tenendo conto che tre di quelle che ha davanti (Real, Barça e Baskonia) fanno l’Eurolega.

scritto da Daniele Fantini