Un +34 di gruppo in gara-2: l’Olimpia Milano è pronta per le Final Four

A quattro giorni dalla partita più importante dell’anno, quella semifinale con il Barcellona che potrebbe riportare Milano a giocare una finale di Eurolega dopo 33 anni di attesa, coach Ettore Messina non poteva sperare in una risposta più bella. La sua Olimpia ha smontato Venezia pezzo dopo pezzo, trasformando quel successo sofferto di gara-1, sancito soltanto da un canestro di Shavon Shields a pochi istanti dalla sirena, in una cavalcata trionfale da 34 punti di scarto superiore anche a quel grasso +31 con cui aveva piegato la stessa Reyer nel perentorio successo di metà febbraio nelle semifinali di Coppa Italia.

La vittoria di gara-2 che ha permesso a Milano di mettere un piede in finale lasciandole la libertà di affrontare con meno pressione la doppia trasferta lagunare in back-to-back al rientro dalla Germania ha un significato ancora maggiore perché arrivata senza un vero attore principale, com’era stato invece Shavon Shields nella prima partita della serie, e in condizioni di restyling in tono minore per l’assenza di Kevin Punter. Invece, a differenza di gara-1, dove l’Olimpia ha costruito i parziali migliori cavalcando la forza del suo nucleo degli stranieri di qualità, è arrivata una splendida risposta collettiva, di gruppo, capace di rispolverare, nell’andamento del primo tempo, l’atmosfera di quella magica serata di metà gennaio contro il Bayern Monaco. E con la Final Four in vista, dove tendenzialmente vince non chi ha più talento ma chi riesce a dimostrarsi “più squadra” rispetto alle avversarie, il messaggio lanciato è chiaro: il gruppo c’è, nella sua interezza, pronto a competere per un traguardo storico.

La parte emotiva: gruppo, difesa e fisicità

Scindere gli aspetti tattici da quelli emotivi non è mai buona cosa, perché sono spesso legati tra loro, ma in questo caso potrebbe essere utile per spiegare la bontà della vittoria di Milano in gara-2. Nella Reyer, l’Olimpia ha trovato il miglior avversario possibile all’interno del nostro campionato per caratteristiche rapportabili a quelle che potrebbe incontrare nelle gare secche di Colonia: una squadra fisica, organizzata, potente, con un nucleo forte, di qualità e grande conoscenza reciproca, dotato del miglior sistema difensivo della Serie A, ormai rodato da anni di successi, e capace di imporre il proprio gioco e il proprio ritmo compassato, per “cucinare” l’avversario a fuoco lento.

Le sofferenze di gara-1, risolte soltanto dal talento di Shields nel finale, sono state cancellate nella seconda partita, dove Milano, eccezion fatta per i primi minuti di approccio, ha saputo capovolgere gli aspetti fisici e nervosi del match, soffocando Venezia con quelle stesse armi che le serviranno a Colonia: intensità, durezza, pressione sul pallone, perfetto coordinamento tra i reparti e nelle rotazioni sul lato debole. Un dato spicca su tutti, il 37-22 a rimbalzo. E ne aggiungiamo un altro. Quel 4/27 dall’arco con cui la Reyer ha chiuso la partita non è figlio di una semplice brutta serata al tiro. In quel misero 15% c’è un enorme lavoro di sfaldamento e distruzione del gioco e delle certezze dell’avversario orchestrato dalla difesa biancorossa, perfetta anche con un Kyle Hines relegato a una sola dozzina di minuti per problemi di falli.

La parte tecnico-tattica: la serata perfetta di Delaney-Rodriguez

Il secondo aspetto, quello tecnico-tattico, ci porta invece ad apprezzare, ancora una volta, lo splendido lavoro di alternanza in regia tra Malcolm Delaney e Sergio Rodriguez, incastrati in quella che è stata, probabilmente, la loro miglior serata condivisa a livello di campionato italiano. I 99 punti segnati a una squadra abituata a subirne 21 di meno in media in stagione (78.4) sono un numero spiegato da un attacco che ha girato a pieni cilindri anche senza un bomber di razza come Kevin Punter, gestito in maniera perfetta da una coppia che ha saputo trarre i migliori vantaggi possibili da ogni situazione di gioco, creando per se stessa e per i compagni.

A dispetto di gara-1, dove la Reyer ha messo in difficoltà Milano sul perimetro, l’Olimpia è sempre riuscita a creare vantaggio dal palleggio, poi esplorato e trasformato da una lunga serie di letture perfette e ottime spaziature per allargare il campo e avere sempre tiratori pronti sull’arco. E anche il pubblico del Forum, tornato dopo tanto tempo per apprezzare la creatura plasmata da Messina in questi lunghi mesi a porte chiuse, ha fatto sentire il proprio apprezzamento, con molti applausi non tanto per i canestri, ma per quelle azioni, offensive e soprattutto difensive, in cui l’Olimpia ha mosso i suoi cinque uomini in campo come fossero un corpo solo.

scritto da Daniele Fantini