Varese, 1° dicembre 2019
Quando ti metti in fila alla cassa del McDonald’s di fronte allo stadio di Varese e ti ritrovi di fianco a Jeremy Simmons e Jason Clark, ti rendi conto che, alla fine, sono ragazzi come tutti gli altri. Ragazzi che festeggiano un dopo-partita concedendosi un hamburger e patatine, proprio come la più classica delle squadre minors.
In una partita finita tanti a pochi con una Varese da percentuali scintillanti dall’arco, mi sono soffermato per qualche minuto proprio a studiare Jeremy Simmons. Otto punti, 4/4 al tiro (tutte schiacciate), quattro rimbalzi e due stoppate in 34 minuti. Numeri da giocatore normalissimo. Average totale. Eppure, alla fine della riga, spicca un plus/minus di +25.
Varese è una squadra che vive e muore con il tiro da tre punti, com’è ormai consuetudine nel basket moderno. Ma Attilio Caja, che è coach old-school, ha costruito un gioco di mezzeruote e dai-e-blocca sul ribaltamenti di lato che ricorda tanto quelle motion offense che giocavo da ragazzino, più di quindici anni fa. Eppure, funziona. Anche contro difese di Serie A, questo sistema semplicissimo funziona, e ancora una volta mi meraviglio di quanto il basket possa essere facile se eseguito con i tempi, i movimenti e i protagonisti corretti.
In tutto questo marasma di mezzeruote vorticose sul perimetro e spingardate dall’arco, gira Jeremy Simmons. Se vi capita di vedere Varese nelle prossime partite, seguitelo per qualche azione e vi renderete presto conto dei sacrifici di un big-man nel basket di oggi. Blocco su un lato, taglio per attraversare il campo, blocco sul lato opposto, altro taglio, altro blocco. È in continuo e perpetuo movimento, instancabile e infermabile, giocando (quasi) soltanto per aprire spazi ai compagni. Palloni ricevuti zero (o quasi), ma un mazzo grosso così. Imperterrito. Ma, se non ci fosse lui, l’intero sistema di Caja collasserebbe senza il suo ingranaggio centrale, di solo lavoro oscuro. E, ancora una volta, mi meraviglio di fronte alla profondità di questo sport.
scritto da Daniele Fantini
Bravo Dani.