Le squadre più forti di sempre: la Stefanel Trieste di Bogdan Tanjevic e Dejan Bodiroga

Nando Gentile, Dejan Bodiroga, Sandro De Pol, Gregor Fucka, Davide Cantarello. Allenatore: Bogdan Tanjevic. E’ il quintetto della Stefanel Trieste del periodo d’oro, sì, lo stesso che poi, due anni più tardi, si cucì lo scudetto sul petto a Milano, con l’aggiunta di un fuoriclasse come Rolando Blackman. Leggetelo come volete, ma quel gruppo ha fatto la storia della pallacanestro italiana degli anni ’90.

Bogdan Tanjevic, l’allenatore lungimirante

La Trieste d’oro fonda le proprie basi su un grande allenatore come Bogdan Tanjevic, chiamato da Bepi Stefanel a guidare la squadra verso una rapida risalita dalla B1 alla Serie A1 alla fine degli anni ’80. Guardando al futuro, Tanjevic, coach di confine e profondo conoscitore della pallacanestro slava e italiana, costruisce, in breve, un gruppo giovanissimo ma estremamente solido, raccogliendo la crema della gioventù del tempo: Dejan Bodiroga, Gregor Fucka, Alessandro De Pol, Davide Cantarello, Claudio Pilutti. Nel frattempo, arriva la doppia promozione in A2 e A1, e la Stefanel si affaccia al massimo campionato già competitiva. Nell’estate del 1993, il mercato porta Ferdinando Gentile, salito al Nord dopo una vita trascorsa a Caserta, e Lemone Lampley, centro statunitense prodotto della DePaul University che ha giocato però sempre in Europa, tra Spagna e Italia. La squadra è pronta per il salto di qualità definitivo.

Un gruppo compatto con una stella nascente: Dejan Bodiroga

Nato a Zrenjanin nel 1973, Dejan Bodiroga approda alla corte di Bogdan Tanjevic giovanissimo, appena 19enne, rifugiatosi a Trieste allo scoppio della guerra civile nella ex-Jugoslavia. Nonostante il ragazzo abbia cominciato a giocare a basket relativamente tardi, Boscia si rende immediatamente conto di avere tra le mani un prospetto dal potenziale terrificante e, in breve, lo plasma, creando uno dei giocatori più forti passati per l’Europa tra gli anni ’90 e 2000. Ala piccola di 205 centimetri, Bodiroga è un concentrato di fondamentali e intelligenza cestistica fuori dal comune: pur non essendo un atleta straordinario, ha qualità di ball-handling e passaggio superiori per un giocatore delle sue dimensioni (e relativamente innovative per il periodo) e, soprattutto, la capacità di trasformare i suoi movimenti compassati (quasi al rallentatore) in un vantaggio per mandare fuori tempo il difensore: le sue penetrazioni con l’ultimo passo ritardato e il tiro con rilascio in sospensione, se non in ricaduta (un fondamentale ormai scomparso nel basket moderno), lo rendono un giocatore offensivamente immarcabile.

Bodiroga gioca sin da subito con una maturità tattica e mentale nettamente superiore all’età biologica, qualità che gli permette di diventare presto leader silenzioso di un gruppo che annovera altri due fuoriclasse come Nando Gentile (anche lui leader, ma a livello carismatico) e Gregor Fucka, l’Airone di Kranj, che condivide molte caratteristiche con Bodiroga stesso: arrivato giovanissimo a Trieste da Tanjevic, è un altro giocatore atipico, un 2 e 15 che non raggiunge i 100 kg, ma che fa del suo fisico longilineo e della sua capacità di tirare da fuori e mettere palla per terra come una guardia i propri punti di forza. A chiudere il gruppo storico, ci sono i gregari, gli uomini-collante: Alessandro De Pol e Davide Cantarello, ministri della difesa, il primo giocatore di enorme cuore, coraggio, intensità e fisicità, il secondo un maestro del posizionamento e dell’arte dello sfondamento subito.

Dejan Bodiroga, Stefanel, 1995
Dejan Bodiroga, Stefanel Trieste, 1995

La finale in Coppa Korac

La Stefanel comincia la stagione con una grande cavalcata in Europa, che la porta fino al sogno di mettere il primo trofeo internazionale in bacheca. Entrata al secondo turno preliminare, Trieste si sbarazza facilmente degli svizzeri del Neuchatel e vince il proprio girone (5-1) con i greci del Panionios, i turchi del Fenerbahçe e gli spagnoli del Saragozza. Nei quarti batte i greci del Peristeri, e in semifinale fa suo il derby con la Recoaro Milano: il +17 in casa (96-79) è sufficiente per assorbire il -7 sofferto poi in trasferta (103-96).

La tavola è apparecchiata per la finale contro il Paok, che si gioca in doppio confronto tra il 9 e il 16 marzo 1994: andata all’Alexandrio Melathron di Salonicco di fronte a 6.000 persone, ritorno al Palazzo dello Sport di Trieste, con 4.300 spettatori. Il primo atto della serie vede il Paok imporsi 75-66 con un Walter Berry dominante (23 punti, 18 rimbalzi) e 15 punti di Zoran Savic: la Stefanel, che ne ha 20 da Lampley e 12 da Fucka, comincia bene, ma subisce un parzialone di 18-3 a cavallo dei due quarti centrali che decide la partita, assieme alle percentuali scarsissime dall’arco (2/19). Nonostante la grande cornice di pubblico a Trieste, la gara di ritorno, impostata dalla Stefanel su ritmi più alti per recuperare il -9 dell’andata, si trasforma in un clinic di tiro del Paok: i greci chiudono con 24/38 da due, 9/11 da tre, 25/26 dalla lunetta e si impongono 100-91 con 30 punti di Branislav Prelevic e 26+13 di Walter Berry. La Coppa Korac è loro.

Gregor Fucka, Walter Berry, Stefanel-Paok, Korac Cup 1994
Gregor Fucka, Walter Berry, Stefanel-Paok, Korac Cup 1994

Le semifinali con Pesaro

In campionato, Trieste chiude al terzo posto con un record di 20-10, alle spalle della Virtus Bologna capolista e della Scavolini Pesaro. Ai quarti, supera la Fortitudo 2-1 con una gara-3 tiratissima (21 di Bodiroga e 14 di Fucka nella vittoria per 73-72) e in semifinale incrocia la Pesaro di Andrea Gracis, Walter Magnifico, Ario Costa, Dean Garrett e, soprattutto, di Carlton Myers, che gioca una serie strepitosa. Trieste vince gara-1 in trasferta, 91-85 ai supplementari (21 di Myers, 25 di Bodiroga), ma quando sembra ormai a un passo dal salto in finale, vede svanire tutto con una scivolata di Fucka negli istanti finali dei regolamentari di gara-2, che permette a Pesaro di forzare l’overtime e imporsi 88-79 (31 di Myers, 16 di Gentile, 15 di Bodiroga). Si torna a Pesaro per gara-3, dove la Stefanel ha ancora la chance di passare il turno, ma Gentile sbaglia a tempo scaduto il tiro libero che sarebbe valso la vittoria: Pesaro vince ancora in OT 84-82 (39 di Myers, 21 di Gentile e 15 di Bodiroga) e approda in finale, dove viene poi sconfitta dalla Virtus Bologna.

L’addio di Stefanel e la vittoria con Milano

In estate, anche a causa di lunghi e continui dissidi per la costruzione del nuovo palazzetto, Bepi Stefanel lascia Trieste e si prende l’Olimpia Milano, portando con sé il nucleo della squadra: Tanjevic, Gentile, Fucka, De Pol, Bodiroga e Cantarello vestono la maglia dell’Olimpia con grandi ambizioni, ma, al primo anno, si vedono battuti in semifinale 3-2 dalla Virtus Bologna. Il grande trionfo arriverà l’anno successivo, con l’aggiunta al gruppo di Rolando Blackman: la Stefanel Milano dall’anima triestina elimina gli arci-rivali della Virtus in semifinale e vince lo scudetto superando 3-1 la Fortitudo.

Nel frattempo, Riccardo Illy, magnate del caffè, salva la Pallacanestro Trieste subentrando a Stefanel: la squadra, ricostruita in toto ed estremamente ridimensionata, regge per un paio di stagioni, salvo poi retrocedere in A2 nel 1997.

Copertina Superbasket, Nando Gentile da Trieste a Milano
Copertina Superbasket, Nando Gentile da Trieste a Milano

scritto da Daniele Fantini