AX Armani Exchange Milano-Maccabi PlayTika Tel Aviv 87-68

Giovedì 18 febbraio 2021 • Mediolanum Forum di Assago, Milano

Questa sera bordocampo. So che voi lì fuori pensate che la vita del bordocampista sia una figata, ma in realtà non è tutto “pesche e crema”, per usare un’espressione tanto cara ad Allen Iverson. Perché questi ragazzi, allenatori compresi, non hanno sempre una gran voglia di parlare ai microfoni. Ma li capisco benissimo. Ogni sera, le stesse domande, lo stesso cliché. Bisogna sempre trovare qualcosa di stimolante, magari anche improvvisando, in inglese. Il pre-gara (soprattutto) e l’intervallo sono i momenti più tesi. Poi, nel finale, si scorre via più facili, perché si prendono le voci dei vincitori, che, tendenzialmente, sono felici di raccontarsi.

Nelle mie due esperienze di questa stagione (Real Madrid e Maccabi) sono stato fortunato. Ho trovato in Pablo Laso e Ioannis Sfairopoulos due coach intelligenti, con voglia di parlare (e farlo bene) e sono riuscito a far sorridere per due volte Ettore Messina, magari anche in maniera sarcastica. Ho trovato anche giocatori estremamente disponibili. Shavon Shields è stato di un’educazione esemplare, e non mi meraviglio che uno col suo carattere stia giocando questo tipo di stagione a Milano. Anche in quei pochi secondi di scambio di battute, si nota come sia una persona che ha voglia di ascoltarti e che, soprattutto, crede realmente nei complimenti che gli fai. Poi ho trovato per due volte il Chacho Rodriguez, e qui è stato fin troppo facile, perché tra la vittoria sul Real Madrid e oggi, con quel traguardo tagliato dei 3.000 punti in carriera, non vedeva l’ora di stampare il suo sorriso davanti alla telecamera.

D’altronde, anche stasera il Chacho è stato spettacolare. 10 punti, 9 assist e partita sempre tenuta in mano. Ogni volta in cui ha messo piede in campo, l’attacco dell’Olimpia ha sprigionato scintille. Ed è stato impossibile fermarlo, anche quando Sfairopoulos si è giocato la carta DiBartolomeo, sguinzagliandoglielo addosso con una difesa fisica e pressante a tutto campo. Rodriguez non se n’è quasi accorto. Anzi, prima l’ha portato a scuola con uno step-back che l’ha spedito quattro metri indietro, poi gli ha sparato in faccia la tripla del 3.000+ in carriera a un minuto e mezzo dalla fine, cercandola e trovandola a modo suo, nascondendosi dietro i blocchi dal palleggio. Non venite a raccontarmela, perché, in quel momento, il Chacho sapeva benissimo a quanti punti fosse arrivato e altrettanto bene che, quell’azione, sarebbe stata l’ultima possibile per tagliare il traguardo prima del richiamo il panchina per la standing ovation virtuale.

Rodriguez è stato spettacolare tanto quanto Shavon Shields è stato solido. Credo una delle sue migliori partite all-around della stagione. Aggressivo, cattivo, in attacking-mode sin dalla palla a due, un muro in difesa e un aiuto straordinario a rimbalzo, in una serata in cui tutti hanno dovuto fornire una dose di sostegno extra per la mancanza di Zach LeDay. Se vi state chiedendo di Zach, sì, anche stasera ha fatto il capo-curva tra i giocatori non convocati/infortunati, spegnendosi soltanto per una manciata di secondi a quarto.

Un tiro libero di Sergio Rodriguez durante la partita tra AX Armani Exchange Milano e Maccabi PlayTika Tel Aviv.

Per il resto, si è vista quella Milano che, a questo punto della stagione, potremmo ormai definire solita. La difesa è stata ancora una volta eccelsa, anche se aiutata da quello “0/non so quanto” iniziale da tre del Maccabi, una situazione molto comune nelle ultime gare che ho visto dal Forum, trittico di Coppa Italia compreso. A questo punto credo che non possa essere un caso, perché il Maccabi, in realtà, ha costruito buoni tiri, scheggiando però appena il ferro. In questi errori c’è qualcosa di più, qualcosa di psicologico, legato al fatto che anche squadre di alto livello sanno che venire a vincere su questo campo in questo momento è cosa veramente difficile. Poi ci sono state le solite scenette divertenti, con l’unica vera grande esultanza di Messina per una palla persa del Maccabi del quarto periodo e quel “Good defense!” urlato a pugni chiusi, e quell’“Ok, ok, ho capito!!!”, gridato da Kevin Punter allo stesso Messina all’uscita da un time-out nel terzo quarto, dopo essere stato rintronato da indicazioni difensive. Strano vedere KP rispondere in quel modo, ma è segno di una maniacalità totale.

Con il quintetto forzatamente piccolo e la staffetta Datome-Micov da 4 tattici (peraltro entrambi ottimi, Professore compreso al ritorno) Milano ha giocato anche una bella pallacanestro offensiva, molto fluida, con campo allargato e capacità di infilarsi in area con tagli e penetrazioni. Se non ricordo male, ho anche visto il Professore battere l’uomo dal palleggio e arrivare al ferro, nel deserto, alla sua età e, soprattutto, alla sua velocità. Perché, bisogna anche ammetterlo, il Maccabi oggi è stato molto, molto al di sotto delle aspettative, soprattutto nella propria metacampo.

Non ho colto nulla di particolarmente significativo da nessuno, eccezion fatta per un primo tempo discreto di Othello Hunter, bravo nello sfruttare la leggerezza in area ma poi cancellato nella ripresa da Kyle Hines (uno che lo conosce molto bene, essendo stato suo compagno al CSKA Mosca), e un momento di Chris Jones nel terzo periodo, quando ha sparato due-tre canestri che hanno prolungato per qualche altro minuto l’agonia del Maccabi. In realtà mi ha quasi stupito, perché vedendolo tirare in riscaldamento con quella tecnica, col pallone caricato davanti alla spalla e non sopra la testa, mi chiedevo come potesse essere realmente efficace a questo livello.

Scottie Wilbekin, l’uomo che attendevo di più, è stato un dramma. 0 punti, 0/6 al tiro, un disastro. Ho poi scoperto, a fine partita, che non stava bene, per un problema a un pollice. Può essere, ma in realtà non gli è mancato solo il tiro. Gli è mancato tutto, dalla gestione del ritmo, della partita, a quel suo primo passo bruciante in penetrazione, agli step-back spacca-caviglie con cui distrugge i difensori. Peccato. Oppure, più probabilmente, è stato anche lui annientato dalla difesa di squadra di Milano. Così come Tyler Dorsey ed Elijah Bryant, altri due (gravi) non pervenuti.

scritto da Daniele Fantini