AX Armani Exchange Milano-Panathinaikos OPAP Atene 96-87

Milano, 9 gennaio 2020

Considerata la terribile involuzione, o meglio, incapacità di adattarsi al basket europeo di Wesley Johnson, quest’anno lo sbarco del Panathinaikos Atene a Milano significa una sola cosa: Jimmer-mania dilagante anche nel Forum. Sì, ci sarebbe sempre quel certo Nick Calathes, ma la conoscenza è ormai ben nota e la serata (4 punti con 1/10 al tiro) è di quelle da rinchiudere subito nel cassetto dei brutti ricordi buttando via la chiave.

Jimmer Fredette è stato uno dei più grandi giocatori di culto della mia generazione, probabilmente (anzi, sicuramente) fin troppo sopravvalutato per un’ottima carriera collegiale poi non sfociata nel percorso NBA che la maggior parte degli scout gli aveva ritagliato addosso. Come se tirare triple da centrocampo fosse sinonimo di All-Star al livello superiore. In certi casi sì, si può anche tradurre in questo modo, ma si tratta soltanto della punta dell’iceberg.

Più che i tiri ignoranti, di Fredette ho apprezzato la lunga parentesi in Cina che lo ha eletto a vera personalità idolatrata, non soltanto per i risultati prettamente cestistici in campo, ma anche e soprattutto per le sue qualità umane, di giocatore straniero capace di calarsi pienamente in una cultura così lontana e diversa da quella d’origine, apprezzandone le più piccole sfaccettature. Il fatto che sia mormone potrebbe però aiutare a comprendere meglio il tutto.

La palla a due tra Kaleb Tarczewski e Georgios Papagiannis che apre Olimpia Milano-Panathinaikos Atene

Questa sera ho avuto la fortuna di poterlo ammirare dal vivo nella sua forma migliore, in una partita da 28 punti (massimo in carriera in Eurolega) con 6/9 da due e 5/8 da tre. A parte la capacità di mettere a referto dosi straordinarie di punti in manciate di secondi (ma questo già si sapeva per chi ha seguito i suoi exploit al college e in Cina), mi ha stupito la velocità di caricamento e rilascio del tiro anche in condizioni di equilibrio precario, una dote che ho già riscontrato in tutti i grandi tiratori di livello NBA nelle mie scorse esperienze ai London Games (JJ Redick, per esempio, è ancora più assurdamente veloce). Osservandolo da vicino, credo che il segreto risieda, più che nella compattezza del movimento (requisito standard per tutti i grandi bombardieri), in una grande forza nella parte centrale del corpo, compresa fra glutei, tronco e spalle. O, quantomeno, muscolatura e struttura fisica di Fredette (spalle larghe, baricentro compatto) suggerirebbero una deduzione di questo tipo.

Questo mix superiore di tecnica, compattezza dei movimenti e forza muscolare credo si esprima alla perfezione nella sua arma offensiva più efficace: non il piazzato da tre punti, ma il floater a centroarea fatto partire dopo aver attaccato con due palleggi rapidi e potenti il difensore uscito in ritardo sul close-out. In quel momento, veleggiando per aria con il braccio proteso e il pallone pronto a lasciare il polso per cominciare la parabola verso il canestro, Jimmer ha pochi eguali, almeno in Eurolega.

La partita, però, prende una strada diversa, perché questa sera Sergio Rodriguez ha deciso di ricordare chi è stato per molti anni padrone di questa Lega (22 punti, 9/16 e 4 triple). Lo stile del Chacho, fatto di saltelli, palleggi incrociati sottogamba e danze in step-back sulle punte è il perfetto opposto di Fredette, ma ugualmente efficace. Un’altra di quelle stranezze che rendono questo gioco imprevedibile e, per questo, ancora più bello.

scritto da Daniele Fantini