Banco di Sardegna Sassari-AX Armani Exchange Milano 73-85

Mercoledì 14 aprile 2021

Quest’anno, per tante settimane, ho parlato di Zach LeDay come della sorpresa più incredibile pescata nel mercato estivo dalla coppa Messina-Stavropoulos. Per mesi, LeDay ha giocato su standard quasi impensabili al momento del suo sbarco a Milano, andando a colmare uno solt, quello di ala forte, tradizionalmente debole nelle ultime versioni dell’Olimpia, da Repesa a Pianigiani, al primo anno dello stesso Messina compreso. Non è stato un caso che il suo infortunio, con conseguente calo, sia coinciso con un appannamento generale della squadra. Ma ora arrivano le partite vere del campionato, tra volata playoff di Serie A e post-season di Eurolega, e ritrovare la miglior versione possibile di LeDay credo possa spostare tanti equilibri.

Quello di Sassari è stato il migliore della stagione per produzione offensiva e, per molti versi, per atteggiamento generale di fondo. Dopo tanto tempo, si è rivisto il LeDay aggressivo, concentrato, preciso, letale e, soprattutto, ultra-versatile. Non so quanti altri giocatori di quel tipo ci siano nella nostra Serie A, capaci di costruirsi un tiro affidabile dal mid-range con quella serie di svitamenti e conclusioni a una mano, così come di aprire il campo con un’affidabilità nel tiro da tre punti tutt’altro che scontata al momento del suo arrivo in biancorosso.

Quella tra Milano e Sassari, bisogna essere onesti, non è stata una bella partita. Certo, combattuta, sentita, emotiva fin che volete, ma non particolarmente bella. Si è risolta, per lunghi tratti, in un duello a distanza tra LeDay e Marco Spissu, che credo sia ormai pronto ad approdare in una squadra di altra caratura rispetto alla Dinamo, con obiettivi, anche europei, più ambiziosi. Senza essere eccessivamente pessimisti, sinceramente non vedo più Sassari tre le vere contender, e nemmeno pronta a costruire un piano vincente come quello degli anni scorsi nel prossimo futuro. Squadra, giocatori, ambizioni, mi sembrano riviste verso il basso, in quella via di mezzo che, a volte, rischia di trasformarsi in uno strano limbo da cui è poi difficile uscire.

Oltre al risveglio di LeDay, Milano può essere soddisfatta per la ripresa di Shavon Shields, altro giocatore molto ondivago nelle ultime uscite, grosso problema considerando l’apporto che fornisce alla squadra su entrambe le metà del campo. Il primo tempo è stato degno di uno dei migliori Shields della stagione, ottimo in quei movimenti letali dal mid-range. Poi si è un po’ perso, ma ha comunque ritrovato la vena per piazzare la tripla spacca-gambe alla metà del quarto periodo. Già, in quel momento-fotocopia rispetto alla gara d’andata, quando l’Olimpia trovò lo slancio finale con quattro triple in fila di Michael Roll e una serie di difese monumentali di Kyle Hines.

Oggi niente Hines, ma il suo posto è stato preso in maniera estremamente efficace da Paul Biligha, e fa piacere rivedere un giocatore italiano protagonista in una gara importante del nostro campionato, soprattutto in un momento non facile per il scarso utilizzo generale. Confrontarsi con Hines aiuta a crescere, ma è un metro di paragone molto scomodo con cui doversi rapportare ogni giorno. Anche il più piccolo errore, di fronte al Maestro per eccellenza, risalta. E Biligha si ritrova spesso, suo malgrado, punito per questo. A Sassari no, lì ha tirato fuori la versione migliore di sé, forse anche rassicurato dalla possibilità di avere comunque un minutaggio più ampio per l’assenza dello stesso Hines. E così, ha giocato da rim-protector vero, pattugliando l’area e chiudendo le linee di penetrazione così come avrebbe fatto il suo generale e Maestro difensivo. Un bel passo avanti che dà sicuramente fiducia. E in questo momento, la fiducia dei comprimari sarà un fattore determinante.

scritto da Daniele Fantini