Final Eight Coppa Italia • Day 2, da Cenerentola a semifinalista: la grande rinascita di Pesaro

Jasmin Repesa ha sempre avuto una voce piena e stentorea. Ora, nel Forum semi-vuoto, riecheggia come in allenamento, con quel “bravo, bravo, bravo…” continuo e costante ad accompagnare ogni passaggio, ogni movimento effettuato con il giusto timing spacing dai suoi ragazzi. Già, perché quel 115-110 finale potrebbe far pensare, a prima vista, a uno scarso impegno difensivo generale, ma sarebbe un’osservazione molto lontana della realtà. Pesaro-Sassari è stata quella classica partita in cui un attacco in ritmo è difficile, se non impossibile, da contenere anche per un’ottima difesa. Ma mentre quello della Dinamo lo conosciamo bene (nettamente prima per punti segnati a partita in campionato e completa come poche, capace di ucciderti martellando la palla in post-basso così come con una scarica di triple), la serata di Pesaro certifica il progresso enorme, per non dire impensabile, compiuto in questa prima metà di stagione dopo i disastri dello scorso anno.

Il tunnel d’ingresso al campo del Forum nel pre-partita di Banco di Sardegna Sassari-Carpegna Prosciutto Pesaro

Pesaro è in semifinale, come nove anni fa, ultima apparizione in Coppa Italia prima della rinascita e, soprattutto, dopo un lunghissimo periodo di campionati terribilmente sofferenti, salvezze artigliate per i capelli all’ultima giornata e il “condono” portato dalla pandemia, a salvare la retrocessione ormai scritta della scorsa stagione. Ma Pesaro è anche, e ancora, sesta in classifica, capace di conservare la sua piazza d’onore alle spalle delle grandi contender, quelle che, ai blocchi di partenza, sembravano già destinate a fare un campionato di livello superiore al resto della concorrenza. E, in tutto questo, l’effetto della mano di Jasmin Repesa è lampante. Dopo tanti anni di esperimenti, aggiustamenti in corso d’opera e roster raccogliticci a causa di una situazione finanziaria molto ridotta rispetto ai tempi della grande Scavolini, questa VL è una squadra, una squadra vera, con un’anima, un’identità, un gioco e una struttura ben chiari.

Nonostante quel roster relativamente corto (e Repesa ben sa quanto gli servirebbe un altro vero 5 da alternare a Tyler Cain), Pesaro è una delle squadre più camaleontiche e adattabili del nostro campionato. Capace di giocare bene con un assetto classico ma di essere altrettanto imprevedibile e pungente senza un centro di ruolo, adattando i vari Filipovity, Delfino e Drell da finti lunghi, estremizzando i principi della pallacanestro moderna in attacco e togliendo punti di riferimento agli avversari con difese tattiche rischiose ma capaci di esprimere grande efficacia. La zona 1-3-1 sfoderata per larghi tratti nel finale, risistemata con chiari accorgimenti volti a proteggere l’area con aiuti e raddoppi sulle ricezioni in post-basso per Bilan (o chi per lui), ha rotto il sistema offensivo di Sassari, fino a quel momento iper-fluido, svoltando la partita con una rimonta tanto emozionante quanto improbabile sino a una manciata di azioni prima.

Una rimessa di Stefano Gentile durante la partita tra Banco di Sardegna Sassari e Carpegna Prosciutto Pesaro.

È stata una partita di attacchi, abbiamo detto. E allora non possiamo non citare i grandi attori. Justin Robinson l’ha avuta sempre in mano, sparando un season-high (27 punti) che ha evidenziato le grandi doti offensive di un giocatore che non teme nulla dal basso dei sui 173 centimetri. Ma che, anzi, è straordinario nell’utilizzo, a suo vantaggio, di un corpo che striderebbe, in realtà, con il basket ad alto livello. Henri Drell è stato pungente in egual maniera. Altro season-high (23 punti) che, unito alle tre doppie cifre raccolte nelle ultime quattro gare di campionato, mostra finalmente i motivi dell’interesse che ripongono su di lui tanti scout NBA. Se l’atteggiamento mentale diventa stabilmente questo, quello di un giocatore sicuro, energico, capace di restare solido anche dopo un errore, allora la trasformazione sarà inevitabile. Perché talento e tecnica, come avete visto, ci sono tutti.

Potremmo proseguire con Gerald Robinson, l’uomo in missione. L’uomo che avrebbe giocato la sua ultima partita in maglia VL in caso di sconfitta (darà l’addio al rientro di Massenat trasferendosi in Francia) ma che, più di tutti, ha dimostrato l’affetto per una maglia e una causa abbracciate soltanto per una manciata di settimane, segno di uno spogliatoio forte e unito. Nel finale, chiamato a rimpiazzare l’omonimo Justin uscito per falli, ha raccolto i fili del discorso trasformandosi, a sua volta, in scheggia impazzita, con quelle sue penetrazioni dal passo bruciante capaci di lasciare di stucco qualsiasi difensore. Poi ci sarebbe l’ultimo capitolo, il più bello, quello dedicato a Carlos Delfino, ancora in campo con la freschezza di un venticinquenne unita all’esperienza e al carisma di un veterano di mille battaglie. Gli aggettivi per descriverlo, qui, li lasciamo a voi. Siamo certi che non farete fatica a trovarne.

scritto da Daniele Fantini