LDLC Asvel Villeurbanne-AX Armani Exchange Milano 89-82

Lyon-Villeurbanne, 13 dicembre 2019

Il tassista che mi scarrozza in fretta e furia dalla stazione ferroviaria di Lyon Perrache mi racconta che, dall’anno prossimo, Asvel Villeurbanne e Olympique Lyonnais di calcio lavoreranno in sinergia all’interno di un nuovo complesso sportivo che andrà a sostituire lo storico Astroballe, ormai troppo piccolo e troppo vecchio per gli standard attuali. Ora, l’Astroballe, 5.560 posti, è stato costruito nel 1995. Se vedessero le condizioni di molti palazzetti italiani, probabilmente la penserebbero diversamente.

In realtà, l’arena è molto più grande, più accogliente e più moderna di quanto potessi immaginarmi da quella triste descrizione. La tribuna stampa non è limitrofa al campo, ma si gode comunque di un’ottima visuale. Questa sera c’è il tutto esaurito. Il pubblico è tranquillo, ma partecipe. La zona più “calda” è sul lato corto alla mia destra, una classica “curva francese” con tre-quattro decine di tifosi in rigoroso completo bianco che cantano e suonano, proprio come avevo già notato, a suo tempo, a Nanterre e a Paris-Levallois. Il concetto di tifo organizzato, qui, è molto diverso a quello cui siamo abituati in Italia.

Dalla parte opposta, in alto alla mia sinistra, c’è un nutrito spicchietto di tifosi Olimpia. La trasferta relativamente vicina (problemi di sciopero dei servizi di trasporto a parte…) ha evidentemente stuzzicato l’interesse di molti.

Nonostante lo status di “matricola” nell’Eurolega moderna, l’Asvel ha aperto la stagione con quattro vittorie consecutive in casa, tagliando la testa a Olympiacos, Panathinaikos, Baskonia e CSKA Mosca. Mica male. Per espugnare l’Astroballe, sono serviti, in serie, l’Anadolu Efes capolista e il Fenerbahçe di Zeljko Obradovic. Purtroppo però, in questo momento, la nostra Olimpia Milano non è al livello delle due turche.

O meglio, in realtà la partenza sembra allettante, con un 20-32 coronato da un paio di triple di Shelvin Mack e Riccardo Moraschini. Milano gioca in maniera apprezzabile, e con una zonetta 3-2 con Vlado Micov in punta dà fastidio a uno degli attacchi sulla carta più debole del torneo. I veri punti di forza dell’Asvel sono fisicità e atletismo, e l’errore più grande è permettere a squadre come queste di prendere fiducia sul piano prettamente atletico. Se scatenate, sono poi molto, molto difficili da fermare. Ed è esattamente quello che accade nel terzo periodo, dove, con un mega-parziale di 32-16, l’Asvel ribalta totalmente l’inerzia della partita distruggendo Milano con difesa, dominio a rimbalzo e penetrazioni spacca-gambe al ferro: finisce 89-82, un successo meritatissimo per i francesi che aggiungono così anche l’Olimpia alla collezione di scalpi stagionale.

A fine partita, chiacchierando con un ragazzo dello staff dell’Asvel in tribuna stampa, ho l’impressione che la società creda fortemente nel progetto di poter partecipare in pianta stabile all’Eurolega futura. Non a caso, questa stagione è stata di rottura col passato anche sul punto dell’identità visiva, un dettaglio che non va mai sottovalutato: tradizionalmente biancoverde (no, non mi ricordavo male…), l’Asvel ha cambiato sponsor (LDLC), logo e colori sociali (ora bianco, nero e grigio), e il nuovo palazzetto in costruzione di cui mi parlava il tassista non fa altro che rafforzare l’idea di un nuovo slancio verso il futuro.

Ovviamente, il souvenir non può mancare. La nuova divisa grigio-nera non brilla per originalità, ma, una volta fatto l’occhio, è possibile apprezzarne sobrietà ed eleganza. Caratteristiche, direi, che si addicono bene a questa squadra.

scritto da Daniele Fantini