AX Armani Exchange Milano-Zenit San Pietroburgo 82-76

Mediolanum Forum di Assago (Milano) • Giovedì 28 gennaio 2021

Questo Zenit è una Signora squadra. Ben costruita, quasi dal nulla, da un Signor allenatore. La mano di Xavi Pascual si vede a meraviglia nell’impostazione. Lo Zenit è una di quelle squadre rognose che ti fanno giocare male, sotto ritmo, con spazi d’azione ristretti, una difesa fisica, accorta, pronta ad aiutare e raddoppiare sul pallone. Se fermi la palla, sei morto. Non aspettano altro che inchiodarti lì, in un angolo, e farti crepare asfissiato. Il primo tempo è stato giocato esattamente in questo modo, con l’aggiunta di quella sparatoria da tre abbastanza inusuale per una squadra che, in realtà, ha costruito le sue fortune, finora, sul gioco interno e l’asse Pangos-Gudaitis. Il -9 dell’intervallo mi sembrava quasi una condanna. Lo Zenit meritava di essere lì dov’era, e non vedevo potenziali controffensive pronte per essere sdoganate. Mi sbagliavo.

È stata una faticaccia, un’impresa erculea e sfibrante, ma Milano ha portato a casa anche questa. Ma anche se la difesa ha strizzato lo Zenit fra terzo e quarto periodo, mettere punti a tabellone per ricucire la rimonta è stato logorante. Perché loro non hanno mai arretrato di un centimetro. È stata una vittoria corale per anima, ma incendiata dai grandi campioni, quelli capaci di estrarre, dal nulla, canestroni spettacolari. Gli 8 punti finali di Kevin Punter e Malcolm Delaney sono arrivati così, con le stigmate dei fuoriclasse, di quegli attaccanti che, bava alla bocca, non vedono l’ora di poter azzannare la partita nel momento decisivo. Tre canestri uno più bello dell’altro, di quelli in cui dici “NO” quando vedi la mano che si alza, pronta a scoccare il pallone, ma poi sei costretto a mangiarti immediatamente la lingua, e a darti anche dello stupido perché era chiaro che quel pallone sarebbe entrato. Perché per loro è normale che quello sia un buon tiro. Loro ragionano e agiscono a un livello superiore.

La palla a due tra Kaleb Tarczewski e Arturas Gudaitis apre AX Armani Exchange Milano-Zenit San Pietroburgo.

Oggi vorrei spendere due parole su Vlado Micov. Con il rientro a regime di Shields, ormai mi sembra chiaro il suo riciclo da 4 tattico. Non è il suo ruolo, non lo è mai stato, ritagliatoli addosso quasi a forza già da Pianigiani quando aveva estrema necessità di potenza di fuoco offensiva in una Milano che, altrimenti, avrebbe faticato a far muovere le retine, ma, giocoforza, lo sta abbracciando in maniera sempre più efficace. Non è facile lavorare contro avversari costantemente più fisici e atletici, specialmente a quasi 36 anni di età. Ma il Professore non si porta dietro una normale valigetta ventiquattrore. No, ha una borsa dei trucchi stracolma, con cui si arrangia, letteralmente, possesso dopo possesso. Dieci punti stasera, compresi i canestri del sorpasso a inizio quarto periodo, nella sua prima vera partita post-covid. Chapeau.

Ho seguito bene anche il “dilemma” Rodriguez. In questo momento, in attacco, sembra poter fare quello che gli pare in ogni singola azione. Per freschezza e lucidità, mi ricorda tantissimo il Chacho dei momenti migliori al Real Madrid, quello che usciva dalla panchina per spaccare la partita in una manciata di minuti. Dall’altra parte del campo, però, è quello che i nostri amici americani definirebbero come la più classica delle defensive liabilities. In questa Milano così perfetta nella propria metacampo, gli errori dei singoli, o dei giocatori meno esperti, saltano all’occhio in maniera molto più netta del normale. Quelli del Chacho compresi. Con lui, bisogna sempre vivere su un filo di equilibrio sottilissimo, facendo massima attenzione a cavalcarlo nel momento della sua fiammata offensiva e a richiamarlo appena allenta la pressione in difesa. Non è facile, per nulla. Ma Messina sa come fare.

Sergio Rodriguez in marcatura su una rimessa di Billy Baron nella partita tra AX Armani Exchange Milano e Zenit San Pietroburgo.

Organizzazione a parte, di cui abbiamo già parlato poco fa, ho apprezzato diverse cose anche dello Zenit. Finora avrà anche overperformato ma, se avesse un paio di elementi di rotazione in più dalla panchina, sarebbe una squadra da possibilissima FinalFour. Kevin Pangos anzitutto. Avendo trascorso l’intera scorsa annata in infermeria, era un po’ che non lo vedevo dal vivo. Ragazzi, che giocatore. Pur marcato benissimo, ha giocato con una personalità, una fiducia in se stesso e una sicurezza di fondamentali straordinarie. Elegante, coordinato, veloce, letale, credo sia ormai da inserire a tutti gli effetti nel rango delle star di questa Lega. KC Rivers in secondo luogo. 34 anni, ma quando alza la mano, iniziate a contare già tre sul pallottoliere. Una macchina. Ma mai quanto Billy Baron. Oggi ha segnato poco (solo 5 punti), ma ogni volta in cui ha caricato il tiro, lo ha poi rilasciato con una meccanica, un’eleganza, una raffinatezza e una rapidità di movimento che hanno soltanto i migliori tiratori del mondo. Quasi a livello di JJ Redick, quello che, dal vivo, mi ha impressionato più di tutti in carriera.

Mateusz Ponitka ha fatto il suo, segnando anche canestri difficili, che raramente gli ho visto fare. Ecco, lui è un giocatore che prenderei molto ma molto volentieri nella mia squadra: fisico, difesa, carattere, agonismo, tutte qualità che farebbero comodo anche a questa Olimpia. Infine, l’immortale Vitaly Fridzon. Con lui ci eravamo lasciati l’ultima volta a luglio 2019, quando, da solo, rimontò l’Italia nell’amichevole di Verona contro la Russia. È passato un anno e mezzo (e ora sono 35 abbondanti anche per lui), ma è ancora lì, a macinare canestri come solo lui sa fare. Con quei tiri che pensi, “Ma sì, non entrerà mai”. E invece, ogni volta ti stupisce, muovendo appena la retina. Califfo. Ultimissima nota per Arturas Gudaitis. Bello rivederlo sano e in forma a Milano. Ci fosse stato pubblico, credo avrebbe ricevuto una standing ovation indimenticabile. In campo, però, bene, ma fino a un certo punto. Forse non è il caso di rimpiangerlo troppo. Non per questa squadra, almeno.

scritto da Daniele Fantini