Grissin Bon Reggio Emilia-Openjobmetis Varese 81-74

Reggio Emilia, 23 novembre 2019

A Reggio Emilia si gode una delle visuali più belle dei palazzetti italiani. Prima fila dietro al canestro, spostati verso l’angolo di sinistra. Davanti non ci sono altre file di giornalisti, transenne, parterre per ricconi, fotografi. Niente. Visuale completa. Anzi, sono io che quasi impallo la vista degli spettatori sulla tribunetta alle mie spalle. Certo, poi avere un cartellino attaccato al collo può anche avere, a volte, qualche effetto secondario. Come il ball-boy a bordocampo che ti chiede se sai dove hanno messo gli stracci per asciugare il parquet, perché a lui, oggi, non l’hanno dato.

Alla mia sinistra c’è la curva di Varese. Una combriccola nutrita. Mi viene da sorridere quando, a inizio partita, li sento gridare “Milan! Milan!”. D’altronde, la bizzarra maglia di quest’anno, a strisce verticali rossonere, si presta bene al giochino.

Di fronte a me, sul lato opposto del campo, c’è la curva di Reggio Emilia, gli Arsân. La prima volta che venni qui, per i playoff di Eurocup del 2018 contro lo Zenit San Pietroburgo, Niccolò Trigari mi disse: “Quello striscione lo vedo sempre. Prova a capire chi era Arsân”. Per assonanza, pensavo fosse un omaggio a qualche leggenda jugoslava o turca del passato, ma in realtà era molto più semplice: “Arsân”, in dialetto, significa “reggiano”.

Questa sera ho finalmente visto Simone Fontecchio giocare come ho sempre pensato possa fare. Poche titubanze, pochi pensieri, ma tanta energia e convinzione. I 19 punti segnati sono il suo massimo dal febbraio 2018.

Dall’altra parte ho anche potuto osservare con più attenzione Varese. Sono sempre stato un fan di Attilio Caja, soprattutto da quando partecipai a un suo clinic per allenatori sull’utilizzo dei blocchi a Stradella. In quella mezzora in cui spiegò gli angoli di blocco, capii più che in trent’anni di basket giocato sulla mia pelle. Varese ha un bel gioco offensivo di partenza: con quella serie di mezze ruote con passaggi semi-consegnati e collaborazioni in dai-e-blocca tra guardia e angolo, la palla gira molto velocemente sul perimetro. Ma sembra sempre che non riesca a muoversi da lì. Dentro l’area non ci va mai. E quando le percentuali dall’arco cominciano a calare, è difficile stare in partita. Come racconta, alla fine, anche questa serata.

scritto da Daniele Fantini

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