Vanoli Cremona-Happy Casa Brindisi 93-89

Cremona, 5 gennaio 2020

Non è la mia prima volta al PalaRadi, ma è la mia prima volta in prima fila al PalaRadi. Di solito, mi sono sempre accomodato nella tribuna stampa della piccionaia, sull’ultima fila in alto dove il caldo è opprimente anche a gennaio. Oggi, invece, sono a bordocampo, dove il freddo ti mangia anche il midollo delle ossa.

Visto da questa nuova prospettiva, il palazzetto mi sembra più piccolo di come me lo ricordavo. Forse perché lo spicchio riservato ai tifosi di Brindisi è più capiente del solito. Ma, per la prima volta, mi sono reso realmente conto anche della sua strana asimmetria, che potrebbe essere un fattore disturbante per i giocatori: perché se dietro al canestro di fronte a me c’è una certa profondità per la presenza della “curva”, sul mio lato del campo, invece, si alza subito il muro.

Dalla mia parte si scalda Brindisi. È la prima volta che la vedo quest’anno. Ma l’impressione è che con Adrian Banks e John Brown lo spogliatoio sia piuttosto divertente. Ed è bello vedere come i due leader tecnici ed emotivi ricoprano anche i ruoli più istrionici in squadra. Alla mia sinistra, in panchina in borghese, c’è Kelvin Martin, l’ex infortunato. Al collo ha un pass “Servizio”. Mi sembra un’assurdità, ma lui lo sfoggia quasi con orgoglio.

Il campo regala una bellissima partita tra due delle squadre meglio allenate e più in forma del periodo, in quella che ormai sembra essere diventata una “grande classica” dei tempi moderni della nostra Serie A. Ho spesso detto che Frank Vitucci è uno dei miei coach preferiti (se non IL preferito in assoluto) per la sua capacità di far giocare sempre bene le sue squadre, con un basket divertente e di grande impronta offensiva. Dall’altra parte, Meo Sacchetti ha una filosofia molto simile, e quando si affrontano è spesso spettacolo assicurato.

La luce del mezzogiorno che filtra dai finestroni del PalaRadi illumina il duello in post-basso tra Ethan Happ e Dominique Sutton

Fortunatamente, oggi Travis Diener è tornato a disposizione. Quando mi chiedono “Chi è il giocatore che ti ha più impressionato dal vivo?”, spesso rispondo proprio Travis. Magari sembrerà strano, ma ne ho visti veramente pochi con la sua proprietà di palleggio, passaggio, intelligenza e capacità di vedere il gioco con un secondo di anticipo su tutti. E anche oggi ha giocato un primo tempo straordinario, dando via palloni come missili per imbeccare tutti con tre metri di spazio per tirare sul perimetro. Non so come riesca ma sa già dove saranno posizionati i compagni ancor prima di mettere palla a terra per attaccare in penetrazione dalla punta. E quei passaggi gli escono dalle mani con una facilità pazzesca.

Se di Diener potrei ormai scrivere un trattato, le nuove leve su cui mi sono soffermato maggiormente sono state Ethan Happ e Malachi Richardson. Happ l’ho visto spesso in TV, e mi è sempre piaciuto per quei suoi movimenti old-school in un corpo da giocatore moderno. Dal vivo, assicuro, è ancor più impressionante. Vederlo mettere palla a terra in post-basso con quella facilità, andando anche tra le gambe e dietro-schiena sempre con il massimo controllo, è una gioia per gli occhi di chi è cresciuto con una pallacanestro in cui il ruolo del lungo era ancora fondamentale. Di Richardson ero curioso considerando i suoi trascorsi (anche se limitati) in NBA: ha un fisico ben piazzato ma anche una bella mano dal perimetro, con un rilascio rapido e fluido. Mi ha ripagato con la sua miglior partita della stagione, 17 punti e 3 triple.

scritto da Daniele Fantini